Hanami (letteralmente “ammirare i fiori”) è un termine giapponese che si riferisce alla tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi, i cui fiori si chiamano sakura Questa tradizione, antica di più di un millennio, è ancora molto sentita in Giappone, tanto da provocare anche vere e proprie migrazioni di milioni di giapponesi dalle loro città verso le sessanta località più famose del Paese[1].
Avete mai assistito alla fioritura dei ciliegi?
Per mia sfortuna io sì.
All’EUR[2], un paio di primavere fa.
Non fraintendetemi è uno degli spettacoli più belli del mondo, ma come ho già accennato in altre sedi per me la Primavera rappresenta una vera e propria sfida alla sopravvivenza! E una cascata di polline che arriva diretto nelle mie vie respiratorie non è proprio l’immagine romantica che ci si aspetta quando pensiamo ai ciliegi in fiore.
Se voi siete invece immuni a queste torture chiamate allergie, allora il laghetto dell’EUR per i romani- o un parco in fiore qualsiasi per il resto del mondo- è la location giusta per immergersi, muniti di colonna sonora Disney
[3] nella tenera, tormentata, a volte dolorosa, lettura de “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden.
«Sorprendente, mozzafiato, sarete completamente sedotti.»[4]
Se siete allergici alla fioritura come me, niente paura: basterà stendere un bel telo da mare nel salotto, andare su youtube e selezionare “musica rilassante” e fingere di essere immersi nella natura. Assicuratevi di avere una bella litrata di thé, rigorosamente giapponese (Consiglio il Tamaryocha: un thé verde prettamente primaverile! Rinfrescante e piacevole.), da sorseggiare leggermente tiepido, e una vagonata di fazzoletti (i più romantici penseranno per le lacrime, ma no, in realtà è perché se vi avviate a leggerlo fra aprile e maggio vi soffierete il naso ogni quattro pagine, ahimé).
So che può sembrare una lettura prettamente femminile ma non lo è, sicuramente c’è una buona dose di romanticismo ad hoc per il cromosoma X, ma vi assicuro che non è stucchevole e che anche i billy-dotati[5] potranno trovarla interessante e scorrevole.
Nonostante le polemiche nate attorno al romanzo subito dopo l’uscita e riprese quando il regista Rob Marshall ha voluto portarlo al cinema, secondo cui Golden avrebbe tradito la sua fonte facendo passare la storia come una biografia, mentre è solo ispirato alla vita della geisha Mineko Iwasaki, io trovo questa storia affascinante e ammaliatrice; forse perché racconta di una cultura così distante dalla mia, così astratta nel mio immaginario, che sono rimasta colpita dall’inaspettata empatia sentita con la protagonista.
<<Il suo spuntino preferito, fatto con il riso avanzato e prugne acide sott’aceto, il tutto inzuppato di tè bollente>>[6]
Mi ha incuriosito notare quanto siamo diversi anche nelle abitudini culinarie, nel modo di pensare al tempo libero, nel concepire la disciplina, e allo stesso tempo a quanto abbiamo in comune con questo assurdo concetto secondo cui “l’immagine è tutto”. E l’apparenza conta più della sostanza. “Tutto il mondo è paese”, si dice, no?
Ho trovato intrigante soprattutto la visione della geisha, che non è considerata una mera prostituta, ma un’opera d’arte in movimento. Ho sempre pensato che fosse l’artista a servizio dell’opera ma in questo romanzo si assiste all’inversione di ruolo: la Geisha è un’opera d’arte a servizio di un padrone.
Per una ragazza nata e cresciuta nei valori occidentali è sicuramente un punto di vista maschilista, ma se c’è qualcosa che ho imparato alla mia veneranda età è che non bisogna mai giudicare per sentito dire, senza conoscere davvero.
Ecco, il grande pregio che do a questo libro è di aprire la mente verso l’Oriente e far venire voglia di saperne di più, di volare in Giappone per vedere con i propri occhi cosa è vero e cosa è romanzo.

<<Immaginiamo di essere seduti, voi e io, in una stanza silenziosa affacciata su un giardino, a parlare del più e del meno e a sorseggiare una tazza di tè verde, e che il discorso cada su un fatto avvenuto tanto tempo prima e che io vi dica: «Il pomeriggio in cui incontrai quell’uomo… fu il più bello della mia vita, e anche il più brutto». Sono convinta che mettereste giù la vostra tazza e replichereste: «Be’, com’è possibile? Era il più bello o il più brutto? Una cosa esclude l’altra!». Di solito riderei di me stessa, dichiarandomi d’accordo con voi, ma la verità è che il pomeriggio in cui incontrai il signor Tanaka Ichiro fu al tempo stesso il migliore e il peggiore della mia vita. Mi era sembrato un uomo così affascinante che persino il sentore di pesce che proveniva dalle sue mani aveva un che di profumato. Ma, se non l’avessi conosciuto, sono sicura che non avrei mai fatto la geisha.>>[7]
In attesa di comprare il biglietto, possiamo goderci la bellezza della fioritura dei ciliegi…… e starnutirci su.
Il libro mi è piaciuto tanto mentre il film per niente, sono ancge stata in giappone ma non sono riuscita a parlare con una vera geisha che peccato
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L’ha ribloggato su Thr0ugh The Mirr0r.
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