
<<Adesso basta! Ho deciso! Voglio stare una settimana senza le nuove tecnologie. Ce l’hanno fatta per generazioni e generazioni in passato, io stessa sono nata quando la maggior parte di questi oggetti diabolici non erano stati commercializzati, perciò lo faccio.
Spengo tutto.>>
Ho iniziato questo esperimento tornata dalle vacanze. Essendo stata all’estero ero già parzialmente disintossicata e mi è sembrato il momento propizio. Un po’ ero stanca di questa specie di interdipendenza fra me e il computer e un po’ ho pensato che se dovesse succedere un’ecatombe, un blackout, vorrei saper fare qualcosa anche senza il supporto tecnologico.
[Io non vorrei fare la parte della credulona ma… appena ho dichiarato di potercela fare senza tecnologia mi è venuta l’influenza! E non di quelle leggere, vi risparmio i dettagli ma diciamo che il primo giorno anche volendo non mi sarei potuta avvicinare a null’altro che le ceramiche del bagno.]
Il punto è: senza le nuove tecnologie qual è l’alternativa?
– Leggere e/o fare i cruciverba.
– Ascoltare la radio.
– Cucinare.
– ritirare fuori i Giochi da tavolo.
– fare Bricolage.
– Sistemare gli armadi.
– dedicarsi all’Attività fisica.
– Uscire.
Giorno 1. influenza.
Giorno 2. influenza. Spegnere il cellulare, ho scoperto, non è possibile senza che amici e parenti allertino la guardia nazionale, quindi ho deciso di tenerlo acceso due ore la mattina e due ore la sera, ma di rispondere solo a messaggi davvero significativi.
Vi ricordate quando i messaggi si pagavano? Quando ci si scriveva solo per dirsi qualcosa di davvero importante e urgente?
Quando per dirsi “ti sto pensando” ci si faceva uno squillo?! (tranne a mamma o papà: quello voleva dire due cose 1. richiamami o 2. ho finito i soldi, mi fai la ricarica? )
Mandarsi un messaggio significava qualcosa.
Poi è arrivato messenger, poi facebook, infine whatsapp. Messaggistica istantanea gratuita (più o meno). E la comunicazione è completamente cambiata.
Ci si scrive per noia, per lo più.
Whatsapp ha fatto della parola un dovere sociale, mentre dovrebbe tornare ad essere un mezzo di comunicazione intelligente. Sarà che io con le parole ci lavoro, ma sono proprio stufa di sprecarle.
Giorno 3. Mi sento meglio, quasi quasi mi guardo una serie tv. Ah. No. Niente pc. La televisione tecnicamente è entrata in uso in Italia nel 1931, quindi potrei non considerarla fra le nuove tecnologie, ma anche i programmi sembrano rimasti al 1931 quindi ne faccio volentieri a meno.
Leggere mi aumenta la nausea, proviamo la radio.
Normalmente la ascolto la mattina, quando ci sono programmi come “Il ruggito del Coniglio”, che mi fanno sbellicare dalle risate. Ma dopo mezzogiorno sembra il rifugio del qualunquismo, quindi metto un canale di musica e via con il canto selvaggio.
Giorno 4. Sto morendo. Ne sono certa. Ho ancora i reflussi dell’influenza, con in più strane macchie sulla pelle e non posso andare a controllare su internet i sintomi e vedere quanti e quali tipi di malattie rare ho contratto.
Per fortuna dopo qualche minuto di (inutile) paranoia mi passa per la mente che ho un medico al quale affidarmi, uno bravo!, che sta a cinque minuti e che sicuramente potrebbe rassicurarmi molto di più delle diagnosi apocalittiche che si trovano navigando nel web.
Ma per la prima volta da quando ho iniziato l’esperimento mi rendo conto di quanto faccia affidamento su internet e il computer nella mia vita!
Ho tutti i file di scrittura, i tf, i video-giochi, le foto, gli amici… (non solo quelli che vivono obiettivamente a distanza, ma anche quelli che il traffico romano mi impedisce di andare a trovare quanto vorrei. O forse mi sto impigrendo ed è una scusa?).
Ci rifletto mentre tiro fuori le scatole impolverate dei giochi da tavolo e riunisco la famiglia per sconfiggerli uno ad uno a Monopoli, Scacchi, Masterchef e Risiko.
Giorno 5. Sono finita a Narnia. C’è un film horror molto famoso che si intitola “Non aprite quella porta”, ebbene, credo proprio si siano ispirati al mio armadio. Solo che “Non aprite quell’anta” non suonava altrettanto bene.
Nel sistemare la parte invernale ho scovato reperti appartenuti probabilmente ad epoche antecedenti l’avvento dell’elettricità, un numero sorprendente di scontrini, un inquietante ammasso verdognolo non identificato, e soprattutto abiti che non ricordo di aver mai acquistato, ma questo è un problema comune di noi ragazze, credo.
Giorno 6. Ho finito il terzo libro in due giorni, ma questo con l’aver staccato le tecnologie c’entra poco, sono una bookaholic.
E ho finito anche tutti i cruciverba della settimana enigmistica, a penna.
Decido di fare bricolage.
Ma cos’è il bricolage???
Peccato non possa chiederlo a google.
Va bè, a intuito direi che potrebbe essere qualsiasi attività che implichi il fai-da-te, tipo i lavoretti che ci facevano fare a scuola e che i genitori dovevano fingere di apprezzare e che mettevano proprio dove il cane, il gatto, il nonno o il postino, avrebbero potuto urtare e romperli, fingendosi poi immensamente dispiaciuti.
Quindi in concreto tipo dipingere, cucire, falegnameria e fare giardinaggio?
Ne so fare almeno una? Voglio saperne fare almeno una?
Beh in realtà potermi rammendare i calzini da sola non mi dispiacerebbe.
Alla quinta volta che mi buco il pollice, capisco che non fa per me. Per dipingere servono gli oli, le tele, ispirazione… per la falegnameria per lo meno il legno… per il giardinaggio, non so, un giardino? Ho un balcone con delle piante ma mia madre le ha appena potate, annaffiate e sistemate, e stanno bene così.
Quasi quasi mi rileggo la saga di HP, altro che bricolage. Che poi oh, io ci ho provato…
Giorno 7. Rileggo la lista che mi ero preparata all’inizio della settimana:
– Leggere e/o fare i cruciverba.– Cucinare.
– Ascoltare la radio.
– ritirare fuori i Giochi da tavolo.
– fare Bricolage.
– Sistemare gli armadi.– dedicarsi all’Attività fisica.
– Uscire.
Allora, io so cucinare, e pure bene, mi sono specializzata nelle carni ma so preparare anche pesce, dolci e pasta. (Tiè.) Solo che
a) non mi va! Non è una passione, cucino per nutrirmi
b) se entri in casa di mia madre prima che ti lasci avvicinare ai fornelli devi passare le 12 fatiche d’Ercole, quindi solitamente lasci che sia lei ad occuparsi dell’approvvigionamento.
– Cucinare.
Sono andata dal dottore, alle prove di teatro, a fare l’aperitivo con non-mi-ricordo-chi non-mi-ricordo-dove, quindi anche uscire lo consideriamo fatto.
Rimane – dedicarsi all’attività fisica.
L’esperimento è concluso.
Alla fine credo che come in tutto è la misura a fare la differenza. Adesso che so che tutto sommato posso sopravvivere a un blackout e occupare il tempo libero (ma quale tempo libero poi ho ultimamente???) in vari ed eventuali modi, penso doserò meglio le ore trascorse al computer con quelle spese in tutto il resto. Potrei perfino ritentare col bricolage.
che coraggio io non credo ci riuscirei
"Mi piace"Piace a 1 persona
Io non sarei durata mezza giornata, ormai internet è la sola fonte di comunicazione e informazione e poi come addictet alle serie tv senza andrei in seria astinenza, quindi complimenti per il coraggio
"Mi piace"Piace a 1 persona
AHAHAHAH IL GIORNO 5 MI HA FATTO SCOMPISCIARE
"Mi piace"Piace a 1 persona
L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Sarei tentata di rifarlo…. ma purtroppo quest’anno le tecnologie mi servono a sopravvivere ad un’estate senza vacanze!
"Mi piace""Mi piace"
Io l’ho fatto forzata per 5 gg che mi si è rotto il cel in vacanza la settimana di ferragosto TUTTO CHIUSO, non è stato facile ma forse era peggio in altri periodi
"Mi piace"Piace a 1 persona
Che (s)fortuna!
"Mi piace""Mi piace"