Oggi, avvolta da un temporale autunnale, ho deciso che parlerò di un libro che potrebbe essere l’emblema del thriller psicologico, un romanzo che tiene sulle spine, confonde, mette ansia e paura “e se succedesse a me?”, ma che allo stesso tempo tranquillizza per l’epoca remota in cui è ambientata, per la distanza col reale “a me non succederebbe mai”.
Sicuramente conoscete il film che ne hanno tratto, ma vi assicuro che vale la pena mettersi sulla poltrona e leggere il libro! Sto parlando di “Shutter Island[1]”, di Dennis Lehane[2], editato in Italia con l’ambiguo titolo “L’isola della paura”, dico ambiguo perché non so voi ma io con questo titolo mi sarei aspettata un horror classico tipo “La casa” o “So cosa hai fatto”. Invece è un avvincente thriller psicologico, 345 pagine di romanzo, ambientato su Shutter Island per l’appunto, un’isola misteriosa e inarrivabile se non con un traghetto senza orari precisi. Un’ex prigione ora sede di un ospedale psichiatrico criminale.
In effetti messa così l’isola fa paura eccome!
Le differenze fra l’originale e il rifacimento cinematografico di Scorsese sono evidenti fin dall’introduzione:
<< Per molti anni i miei occhi non si sono posati sull’isola. L’ultima volta ero sulla barca di un amico, si era avventurato nell’avamporto e a un certo punto l’ho vista, laggiù in lontananza, nella foschia dell’estate, uno sbaffo di colore contro il cielo.>>[3]
Dal prologo è subito chiaro chi è la vera protagonista del libro, non il dottore del diario, non Teddy che conosceremo nel primo capitolo, ma l’isola!!!
Come se fosse un’entità, una creatura che vive di vita propria, l’isola sin dalle prime battute è resa benissimo, con pennellate inquietanti e vivaci. E per tutta la narrazione ritroveremo questo stile, questa devozione verso l’isola, quasi più che verso i personaggi che la calpestano e la visitano. È divisa in tre grandi complessi (A, B e C – femminile, maschile, criminali pericolosi), una zona abitativa per il personale e il faro.
Ufficialmente l’ospedale penale ospita semplicemente quei criminali ritenuti non del tutto consapevoli delle loro azioni o talmente pericolosi da non poter essere tenuti con i detenuti comuni.
Ufficiosamente è un istituto in cui vengono condotti esperimenti sui pazienti. Esperimenti di manipolazione della mente. Induzione di falsi ricordi. Giochi di ruolo come terapia.
Questo involontario parallelismo con LOST è stata la spinta finale che mi ha convinto a cominciare questa lettura in una piovosa, nuvolosa e grigissima notte autunnale.
La notte è sicuramente il tempo migliore per gustarsi questo thriller, e se siete da soli in casa ancora meglio.
Dopo il prologo la descrizione si sposta nel 1931 e ci racconta del piccolo Teddy e della sua prima uscita in barca, spiegando in poche battute perché odia il mare e la navigazione e come mai pur essendo un agente federale dalla reputazione di duro e incorruttibile, temuto da colleghi e nemici, sul traghetto che nel 1954 – anno della trama principale – porta lui e il suo nuovo collega Chuck su Shutter Island, passi tutto il trasbordo nel bagno a rigettare.
Poche pagine e ci sembra di conoscere benissimo Teddy Daniels. Ci accorgeremo ben presto che non è affatto così!
Come già accennato dopo il prologo e una breve introduzione su Teddy ci ritroviamo nel 1954 sul traghetto diretto a Shutter Island, un inospitale isolotto appena al largo di Boston, nel quale è stato collocato un istituto psichiatrico, Ashecliffe, ricavato nei padiglioni di una fortezza abbandonata, destinato ad ospitare pazienti particolarmente gravi e pericolosi, se non irrecuperabili.
L’agente dell’F.B.I. Teddy Daniels arriva sull’isola con l’agente Chuck Aule, un nuovo collega, ad investigare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, una donna internata per l’uccisione dei suoi tre figli. La donna sembra essere svanita dalla sua camera nonostante fosse chiusa dall’esterno. Visitando la stanza di Rachel, Teddy e Chuck scoprono un codice che Teddy crede porti a un paziente 67 °, ma l’ospedale dichiara di avere ricoverati solo 66 pazienti.
Teddy una volta sull’isola comincia a soffrire di frequenti e dolorose emicranie che accentuano la sua innata fobia per il mare e che gli riportano alla mente dolorosi eventi del suo passato recente: gli orrori della guerra mondiale, la liberazione di un campo di concentramento tedesco e soprattutto la tragica perdita della moglie Dolores, rimasta vittima di un incendio doloso. Il romanzo è intervallato da descrizioni molto dettagliate della Seconda Guerra Mondiale e di Dachau che il campo di concentramento che Teddy ha contribuito a liberare portando il lettore a notare le somiglianze con l’ospedale psichiatrico e i suoi metodi di cura.
Daniels e Aule hanno anche un secondo scopo, ufficioso e segreto: quello di verificare e riferire quali siano i metodi terapeutici adottati nell’ospedale, dove si sospetta che, su mandato dei servizi segreti, vengano attuate terapie sperimentali estreme a danno dei pazienti più gravi, usati come cavie umane. Ecco perché molti padiglioni restano inaccessibili e il dottor Naering, terapeuta di riferimento nell’ospedale, nega agli agenti di esaminare le cartelle del personale medico, ostacolando così un prezioso filone di indagine; ancora più sospetto è il fatto che il principale sospettato di aver favorito la fuga della donna scomparsa, lo psichiatra che l’aveva in cura, è stato fatto partire dall’isola proprio prima che arrivassero gli investigatori impedendo il suo interrogatorio.
“Si sentì come se fosse sdraiato sulla schiena al centro di una nuvola umida e le sue mani e i suoi piedi si fossero trasformati in spugne.
E sognò.
[…]
Inciampò, cadde a faccia avanti, andò sott’acqua e l’acqua lo ricoprì come olio e lui nuotò in avanti e nuotò e arrivò in mezzo a loro. I tre tronchi. I suoi bambini.”[4]
Normalmente non mi dilungo molto nel raccontare la trama, ma questo libro mi ha così inquietato e tramortito e coinvolto che ne ho sentito la necessità.
Per una volta devo anche ammettere che la versione cinematografica[5] con Leonardo Di Caprio e Mark Ruffalo è decisamente bella e quasi del tutto fedele (anche se curiosamente ha un finale diverso!) e potrei anche perdonare chi decidesse di prendere la scorciatoia.
Ma per i fedelissimi alla carta (o all’ebook), consiglio di prepararsi una Cioccolata calda alle spezie[6] , una bella colonna sonora degna* e lasciatevi rapire da una bel po’ di suspense e colpi di scena….
Buona lettura!
*[youtube https://www.youtube.com/watch?v=2GBqXT2fwbQ]
“E ‘meglio vivere come un mostro, o morire come un uomo buono?”[7]
[1] “Shutter Island” potrebbe diventare presto una serie tv. Ci sta lavorando HBO con Paramount Televisione lo stesso regista del film, Martin Scorsese, storico collaboratore della rete via cavo. Secondo Deadline, il progetto, intitolato “Ashecliffe”, intende approfondire la storia dell’istituto di igiene mentale nel quale si svolgono le vicende di Shutter Island. Dennis Lehane, che ha scritto il romanzo su cui la pellicola si basa, sta curando la sceneggiatura del pilot, del quale Scorsese sarà il regista e il produttore esecutivo. Non è stata ancora annunciata una data di pubblicazione.

visto il film e mi è piaciuto tantissimo scopro ora che è anche un libro e penso proprio lo compro grazie del consiglio
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Fai bene! Ne vale la pena, il libro è altrettanto adrenalinico!!
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Dopo il prologo la descrizione si sposta nel 1931 e ci racconta del piccolo Teddy e della sua prima uscita in barca, spiegando in poche battute perché odia il mare e la navigazione e come mai pur essendo un agente federale dalla reputazione di duro e incorruttibile, temuto da colleghi e nemici, sul traghetto che nel 1954 – anno della trama principale – porta lui e il suo nuovo collega Chuck su Shutter Island, passi tutto il trasbordo nel bagno a rigettare.
Poche pagine e ci sembra di conoscere benissimo Teddy Daniels. Ci accorgeremo ben presto che non è affatto così!
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Uno dei miei film preferiti, scopro con piacere che è preso da un libro, lo leggerò mi hai incuriosita sul finale diverso 🙂
Sara
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Allora poi dimmi che ne pensi delle differenze…
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