“Non puoi, per amore di una persona, mutare la sostanza dei principi e dell’integrità morale, come non puoi cercare di convincerti, o di convincere me, che l’egoismo è prudenza, e l’incoscienza del pericolo una garanzia di felicità.”[1]
Non sono mai stata grande fan delle storie d’amore, ma quando, per esigenze scolastiche, ho dovuto leggere “Orgoglio & Pregiudizio”[2], mi sono ricreduta, non tutto il genere “rosa” è da scartare. Ci sono storie che vanno ben oltre il semplice sentimentalismo, che entrano dentro, che ci trasmettono così tanto da aver voglia di rileggerle.
E così è stato per il romanzo della Austen, che ho riletto più e più volte fino quasi a poterlo recitare a memoria. Le storie d’amore solitamente sono quasi sempre afflizioni di ragazzine, tentativi di pornografia emotiva se paragonate all’antropologia sociale che la Austen sviluppa romanzo dopo romanzo.
“L‘orgoglio si riferisce all’opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità a ciò che vorremmo gli altri pensino di noi.”[3]
Qualora non l’aveste letto per dovere o per piacere, potete trovare numerosi adattamenti cinematografici e televisivi. Ad esempio il film del 1940 di Robert Z. Leonard con Laurence Olivier e Greer Garson, la miniserie televisiva del 1995 adattata da Andrew Davies con Colin Firth e Jennifer Ehle, e infine il film di Joe Wright del 2005 con Keira Knightley e Matthew Macfadyen. Per non parlare delle follie “Orgoglio, Pregiudizio & Zombie” …
Ma, come sempre, vi consiglio di leggere l’originale, sia per il linguaggio ottocentesco così affascinante (specialmente in inglese), sia per le ambientazioni, ma soprattutto perché Austen riesce a catturare il lettore già dalle prime pagine e ci si ritrova catapultati immediatamente in quell’atmosfera, si riesce a scorgere la bella campagna inglese senza bisogno del supporto cinematografico. Il romanzo ci permette di calarci nei panni di qualcun altro, viviamo la sua esperienza, guardiamo con i suoi occhi; alla fine torniamo in noi, chiudiamo il libro e, se si tratta di un buon libro, avremo la sensazione di essere cambiati, come se avessimo vissuto noi tutto ciò che è accaduto ai personaggi di cui abbiamo letto.
“Sono poche le persone che io amo veramente, e ancora meno quelle che stimo. Più conosco il mondo, più ne sono delusa, ed ogni giorno di più viene confermata lamia opinione sulla incoerenza del carattere umano, e sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze, siano esse di merito o di intelligenza.” [4]
Da duecento anni Jane Austen è padrona dei nostri cuori, maestra di parole ed emozioni. Ha concepito donne di estrema intelligenza, seppur nascoste dietro un velo di superbia e ostinazione.
E la lettura dei suoi romani aiuta a sviluppare l’immaginazione. Il personaggio di Elisabeth Bennet è decisamente più vicino alle donne dell’ultimo secolo che non del periodo dell’ambientazione del libro. Una ragazza allegra, socievole, intelligente, arguta, curiosa, amante del sapere, poco incline alla sottomissione nei confronti di altri personaggi socialmente più elevati. Per leggere e apprezzare pienamente questo libro bisogna immergersi totalmente in quella realtà che caratterizza l’ottocento, e che non consentiva alle donne di confrontarsi alla pari con il mondo.
“Tutti possiamo provare un’attrazione, è abbastanza naturale; ma pochissime persone hanno abbastanza cuore da essere davvero innamorati senza incoraggiamenti.”[5]
La Austen è considerata una delle prime a narrare della condizione della donna e sulle difficoltà che incontra una personalità femminile libera ad essere accolta, a incriminare il fatto che il sapere fosse appannaggio esclusivamente maschile e come il matrimonio fosse l’unica spiaggia assegnata alle donne per avere rispetto e una certa autosufficienza.
Fosse solo per questo andrebbe letto, ma in realtà è proprio per la storia d’amore che questo romanzo continua ad essere “un grande classico”. Non si può non rimanere affascinati da Elizabeth e da mr Darcy, da come il loro scontro si trasformi gradualmente in altro.
“Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura.”[6]
Mr Darcy è l’uomo ideale di tantissime donne, nonostante il suo essere chiuso e testardo, e anche spocchioso, ma il fascino, la ricchezza, e soprattutto la sua dichiarazione d’amore così spaventosamente romantica, fanno di lui il prototipo di Uomo Ideale. Il tenebroso che si scioglie, l’egoista che si redime… il sogno di ogni donna con la sindrome da infermiera.
Nonostante non sia il mio modello, ammetto di aver fatto parecchi sogni sul mio personale Mr Darcy.
Potrebbe sembrare un romanzo esclusivamente femminile, ma non lo è, perché l’esperienza della lettura è universale e perché «La Austen è uno dei pochi romanzieri che ha davvero creato un mondo»[7], un vero microcosmo letterario popolato da personaggi meravigliosi, manifestazione delle mille sfaccettature dell’animo umano, in cui tutti, in ogni luogo e in ogni tempo, ci identifichiamo. «è uno di quegli scrittori che richiedono di esser letti lentamente: un attimo di distrazione può far trascurare una frase che ha un’importanza primaria: arte di sfumature, arte ambigua sotto l’apparente semplicità».[8]
L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Ma, come sempre, vi consiglio di leggere l’originale, sia per il linguaggio ottocentesco così affascinante (specialmente in inglese), sia per le ambientazioni, ma soprattutto perché Austen riesce a catturare il lettore già dalle prime pagine e ci si ritrova catapultati immediatamente in quell’atmosfera, si riesce a scorgere la bella campagna inglese senza bisogno del supporto cinematografico. Il romanzo ci permette di calarci nei panni di qualcun altro, viviamo la sua esperienza, guardiamo con i suoi occhi; alla fine torniamo in noi, chiudiamo il libro e, se si tratta di un buon libro, avremo la sensazione di essere cambiati, come se avessimo vissuto noi tutto ciò che è accaduto ai personaggi di cui abbiamo letto.
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