“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi sugli alberi, lui passerà la sua vita a credersi uno stupido”.[1]

Sono sempre stata convinta che non siamo noi a scegliere i libri, sono loro a scegliere noi.
Chissà perché. Chissà come.
Quando un pomeriggio d’autunno dell’anno scorso, ho accompagnato un’amica alla stazione Termini, sono poi – come sempre – finita in libreria e per caso ho preso fra le mani “Mio fratello rincorre i dinosauri” , stavo cercando tutt’altro. Una lettura più leggera, più briosa, perciò dopo aver letto il quarto di copertina l’ho riposato dove era.
Ma pochi passi più in là ed eccolo rispuntare, qualcuno doveva averlo lasciato per sbaglio (o per me) nel posto sbagliato, fra altri autori, altre trame, altri personaggi. Se ne stava lì, smarrito, perduto. Abbandonato.
Ho preso anche il libro leggero che cercavo, ma in cassa mi sono accorta di non aver più posato questo strano romanzo con una trama così delicata[2], destino o distrazione che fosse, l’ho preso.
Ho iniziato a leggerlo subito, nella metro, mentre il chiacchiericcio del sabato pomeriggio riempiva i vagoni.
“Aveva il mio stesso numero di libri. Al posto della Fattoria degli animali aveva Gli animali della fattoria“[3]
Giovanni è un bambino meraviglioso. Ma lo è anche suo fratello. Quello che sorprende maggiormente è che sia stato scritto da un ragazzo poco meno che vent’enne, che però riesce a descrivere tutte le emozioni con una maturità e una delicatezza meravigliose. Racconta la sua vita e il suo rapporto con il fratello in modo semplice eppur profondo.
A me, che ho un ottimo rapporto con mio fratello, e che nella vita mi è capitato più volte di avere in classe o sul lavoro persone con la sindrome di down, quello che ha fatto sorridere ed emozionare sono i passaggi più semplici, più quotidiani. La difficoltà iniziale ad accettare questo fratello “speciale”, così umana, senza alcuna maschera di buonismo a tutti i costi. Perché non è sempre tutto rose e fiori già nei rapporti definiti “normali”, figurarsi con una difficoltà tangibile!
“Avevo impiegato dodici anni a vedere il mondo con gli occhi di mio fratello; e ve lo giuro, quel mondo non era affatto male“[4]
E ho adorato la crescita di questo rapporto, di Giacomo che comprende Giovanni, e di Giovanni che gli riempie la vita.
Non so onestamente perché questo libro-diario si sia voluto far trovare da me, ma ne sono lieta, sarebbe da far leggere ai ragazzi nelle scuole per imparare quanto la diversità possa essere un valore aggiunto.
Un libro davvero prezioso, mi fa piacere trovarlo sul tuo blog, mi dai sempre molto su cui riflettere.
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Ti ringrazio del complimento!!
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
“Avevo impiegato dodici anni a vedere il mondo con gli occhi di mio fratello; e ve lo giuro, quel mondo non era affatto male“
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