“Un buon calice di vino in una mano e una buona storia nell’altra!”

«Pioveva la sera che mio padre cambiò il corso della mia vita».[1]

E pioveva la sera che mia madre mi porse questo libro una sera d’autunno di ormai otto anni fa. Questo libro le era stato consigliato a sua volta da una amica, a cui lo aveva regalato la madre, che aveva letto una buona recensione: la scrittrice Benedetta Cibrario[2] si è aggiudicata nel 2008 il Premio Campiello e così via…

Di donna in donna, questo romanzo è arrivato a me. Credo sia un caso che nessun possessore di cromosoma Y sia stato citato, poiché è un romanzo senza alcuna pretesa di finire della categoria “rosa”. Una categoria, tra l’altro, che non apprezzo particolarmente.

E poi perché rosa[3]? Non potevano essere romanzi arancioni? Blu o smeraldo?

Bah.

Prendo del Rossovermiglio[4] dalla cantina per far onore al nome del libro, e mi accomodo in poltrona. Fuori la pioggia mi fa compagnia, una pioggia lenta ed elegante, come la mia lettura, mi accorgo subito infatti che la scrittura non è avventurosa, i tempi del racconto, articolati e divisi in modo non lineare, rincorrono lo smarrimento temporale nella mente della protagonista, ormai molto anziana.

 

“La gioventù non sa che lusso, che dono, è una notte vera di sonno” [5]

 

Ogni pagina ti fa vivere l’atmosfera di un mondo lontano, quando la vita fluiva con altri ritmi e con altri valori, ti fa riflettere sul dramma della assenza di partecipazione fra persone a prima vista molto vicine.  I colori, i profumi, la musicalità della scelta lessicale, ti inebria quanto il vino che poi è il vero protagonista.

Rossovermiglio percorre vent’anni di storia italiana e ci porta per mano alle votazioni del 1946, quando per la prima volta anche le donne andarono a dire la loro propensione tra la Monarchia e la Repubblica. S’invecchia con lei, si provano tutte le difficoltà di realizzare uno spazio proprio in quel mondo impaurito, bersagliato, confuso, ma si ritrova anche l’ardire di affrontare tutte le consuetudini, le prescrizioni dettate da una realtà signorile che non tiene conto dei sentimenti.

E forse per questo è letto più dalle donne che dagli uomini. Perché ci sentiamo più partecipi, più empatiche con Minù, la aristocratica ma sfortunata protagonista.

 

 

 

66_rossovermiglioSV: Come nasce questa storia?

BC: Nasce dal desiderio di raccontare una donna irrequieta, ritratta sullo sfondo di un’epoca irrequieta. Prima di iniziare la stesura di Rossovermiglio, sapevo di voler dare la voce a una donna forte ma piena di contraddizioni, ribelle solo a metà, una donna che fosse nello stesso tempo malinconica e tenace, passionale e fredda, timida e audace. Ma sapevo poco di questo personaggio. Finché un giorno, in un museo, non ho visto il ritratto di una giovane donna in abito da sera, bella, vestita sontuosamente, giovane, ma con uno sguardo di indicibile tristezza, uno sguardo capace di bucare le tela e arrivare dritto al cuore di chi lo guardava, cent’anni dopo, in una sala affollata di museo. Ecco, ho pensato, racconterò, anzi immaginerò, chi è questa donna, cosa ha fatto, da dove arriva…[6]

 

Le descrizioni dei posti sono, stranamente, quello che mi ha colpito di più. Il cosiddetto “colore”, riempie immensamente la storia senza distrarre. È un racconto da tenere accanto alla poltrona o al letto nei giorni di pioggia nei quali non ci va di correre, ma ci vogliamo prendere una pausa dal mondo, con un buon calice di vino in una mano e una buona storia nell’altra!

 

“Eppure, la memoria ci dice che questo è quello che si è stati, e ci sommerge un rimpianto che non sappiamo cancellare”.[7]

 

 

 

 

 


[1] Dal romanzo.
[2] http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=CIBRARIO%20Benedetta
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Romanzo_rosa
[4] https://www.tannico.it/cantina/rossovermiglio.html
[5] Dal romanzo.
[6] Intervista di Sara Visentin all’autrice Benedetta Cibrario.
[7] Dal romanzo.

 

 

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