Oggi ho fatto una cosa che non si dovrebbe mai fare, ho aperto il vaso di Pandora dei ricordi.
Sarà che ultimamente penso molto al vero teatro (quello fatto per gli applausi e non per il denaro) ma ho in mente qualcosa come 30 copioni che però al momento non posso buttare giù perché sia io che gli attori siamo super impegnati in altro. E soprattutto perché PRIMA devo scrivere i 5 copioni per le mie bellissime classi elementari, che mi porterà via moooooooooooolto tempo ed energie.
Perché scrivere per i bambini dà molta soddisfazione, ma come potrete facilmente immaginare, è molto più complesso che scrivere per una compagnia di adulti.
Ad ogni modo, spulciavo l’album dello spettacolo che qualche anno fa ho portato in scena con un gruppo di folli quanto me, una rivisitazione teatrale del film burtoniano “La sposa cadavere”.
Era un progetto ambizioso ma divertentissimo, abbiamo creato tutto noi, dalla colonna sonora ai costumi, ognuno di noi faceva un doppio ruolo, e siamo stati quasi un anno a provare movimenti e battute, costumi e musiche. E spinte.
Sì perché le due protagoniste femminili avevano una scena di lite nella quale la prima (alta circa 1.80) spingeva fuori scena la seconda (alta 1.55 al massimo). Per evitare che si vedesse troppo la finzione o che Emily scaraventasse davvero Victoria giù dal palco, chiamo tutto il gruppo a raccolta e organizzo una giornata dedicata solo a questo.
A spingere con abbastanza forza da sembrare vero, ma non abbastanza da far male al partner. Per sicurezza comunque decidiamo che l’attore che interpreta Anthony sarà pronto a prendere Victoria al volo nel caso Emily eccedesse un pochino nella forza.
Una giornata INTERA!
Tutto sembrava andare per il meglio e finalmente era arrivato il giorno della prima. Se non che… al momento della famosa lite, io da dietro le quinte sento la battuta e poi un BADABAMADABAM!!!!!!
Talmente forte che penso sia crollata una quinta! Seguiti da mugolii di dolore. Presa dalla foga e dall’emozione, Emily aveva letteralmente lanciato Victoria fuori dalle quinte con una tale veemenza da aver scaraventato lei ed Anthony giù per terra.
Appurato che i due potessero continuare, andammo avanti come nulla fosse, ma per tutto lo show non facevo che pensare e ripensare alla giornata persa a provare quell’unico movimento….
Non c’è niente da fare, puoi provare e riprovare ma a teatro sarà sempre BUONA LA PRIMA!
Quello non fu che il primo di una serie di fantastici disastri che ci accompagnarono di replica in replica.
Avevamo due momenti delicati nel I atto, l’accensione di una candela da parte di Victor, e mandare a fuoco la gonna di Lady Everglot, cioè me.
ADORO il realismo, ma farmi dare davvero fuoco non era nei piani, così comprammo la carta-fuoco da un negozio di magia, l’effetto sarebbe stato realistico senza però il rischio di ustioni!
Peccato che non avvertimmo il nostro direttore scenico che alla prima vedendo la fiammata corse verso il palco con l’estintore!
Bloccato in tempo da due attori fuori scena finì con una ramanzina a fine spettacolo che ancora mi ronza nelle orecchie.
La questione candela invece è stata una specie di benedizione/maledizione perché 4 sere su 4 Victor riuscì a far succedere qualcosa di assurdo, dal non riuscire ad accenderla allo spegnerla col fiato, al… fracassare la candela stessa, ancora non si sa bene come, contro il tavolo. Lasciando gli altri attori di stucco, balbettanti e scioccati.
Ma generando tante di quelle risate nel pubblico (che deve aver pensato fosse tutto calcolato) che qualcuno ancora ci fa i complimenti per la bravura di Victor……
Bravura o tremore incontrollato?
L’emozione è sempre in agguato quando il pubblico è ad un tiro di schioppo, e lo sappiamo bene contando il numero di battute storpiate che siamo riusciti a collezionare nell’arco di due fine settimana, ma quella memorabile, quella che nel mio cuore rimane l’attimo indelebile in cui ho capito che io dovevo restarmene dietro le quinte e basta… è stata l’ultima replica, quando la Veggente, serissima, pone la fatidica domanda a Victor sul sacrificio che sta per compiere per Emily….
Un momento epico, uno dei pochi davvero drammatici nel nostro spettacolo.
<<Allora Victor? Cosa rispondi?>>
<<SONO CAPITO>>
<<ehm, SONO sicuro. E ho CAPITO>>
Io non sono riuscita a trattenermi, avrei dovuto, ma proprio non ce l’ho fatta. Non sono un’attrice, mi diverto a prendere i panni di un personaggio, ma il mio talento è un altro!
Lo capii bene il giorno delle audizioni alla famosa accademia di teatro di Roma, ero preparata e tesa, ma nel bel mezzo del monologo mi resi conto che io non volevo essere là! Non volevo imparare la parte, interpretarla, sentirla mia. Io volevo scriverla!!!! Volevo dire come farla agli altri, come l’avevo pensata e vederla realizzata dall’attore.
Inutile dirvi come andò la seconda parte dell’audizione con me che mi auto sabotavo….
Certo avrei potuto intuirlo PRIMA di mettermi a fare Nora davanti ai professori giurati, gli indizi c’erano stati fin dal liceo quando mi mettevo a scrivere pezzi integrativi ad ogni spettacolo con grande entusiasmo mentre ad ogni battuta in più assegnata al mio personaggio mi veniva da piangere. Ma come si dice “meglio tardi che mai”.
Ad ogni modo, finii lo spettacolo a stento, senza riuscire ad incrociare gli occhi di Victor per non scoppiare di nuovo a ridere.
Mentre Lord Barkis nella scena finale quasi scaraventa giù dal palco Emily (AH MA ALLORA STO LABORATORIO SULLA SPINTA CHE L’HO FATTO A FARE’?????), per poi tirarla al volo a sé in un improvvisato balletto salva-attrice.
Una catastrofe?
NO, IL PIU’ MERAVIGLIOSO SPETTACOLO CHE ABBIA MAI FATTO!!!!!!!
Sono i momenti più belli che mi porto dentro, anche nei momenti bui in cui io e il teatro avevamo divorziato, quando lo odiavo a morte, questi erano dei dettagli che rimanevano splendenti e inattaccabili.
E anche adesso che col teatro sono più in confidenza e da qualche anno essendo passata al professionismo, cose del genere non accadono (quasi) più, mi sento totalmente presa dalla voglia di tornare a quello. Di non farlo più come lavoro (se non come insegnamento ai bambini perché dà tante di quelle soddisfazioni che vale la pena iniziale!).
Non mi importa di avere attori perfetti con scene perfette, voglio stare dietro le quinte a contare i respiri, gli applausi, gli spostamenti del pubblico per il semplice gusto di farlo.
Un mio caro amico me lo disse tanti anni fa “non far della tua passione un lavoro o smetterà di essere una passione”.
Quanto è vero!
Per fortuna me ne sono accorta in tempo. E mentre sfoglio le foto di un periodo in cui col teatro non ci pagavo nemmeno la stampa delle locandine, capisco senza ombra di dubbio che voglio fare teatro per me, per accumulare altri di questi ricordi preziosissimi.
Voglio l’imprevisto, voglio salire sul palco e pregare che la candela si accenda, che gli oggetti siano al loro posto, che nessuno butti giù dal palco i partner!
O magari che lo faccia, così avrò qualcosa di succulento da raccontarvi…
Questo articolo NON verrà tradotto.
L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Ad ogni modo, spulciavo l’album dello spettacolo che qualche anno fa ho portato in scena con un gruppo di folli quanto me, una rivisitazione teatrale del film burtoniano “La sposa cadavere”.
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