Io e l’inverno abbiamo uno strano rapporto, è come se fossimo amanti clandestini, a volte ci amiamo appassionatamente, ci abbracciamo sotto i piumoni, ci inondiamo di bevande calde e cibi consolatori. Ci riempiamo la stanza di buona musica e ci mettiamo a ballare.
Più spesso litighiamo, ci lanciamo cappotti e sciarpe, guanti e calze e calzini, nell’illusione di sentire meno freddo. Ci insultiamo fra febbri e influenze e raffreddori infiniti. Ci nascondiamo dai venti che spazzano via perfino i pensieri, dalle piogge storte e dalle giornate troppo corte. Troppo tristi.
È in una di queste liti furibonde fra me e l’Inverno che mi sono ritrovata in una piccolissima libreria del centro di Roma, una di quelle che sembrano uscite dal tempo e che purtroppo ora non c’è più. Era simile a quella dove lavoro adesso come impronta, con i tavolini e l’angolino delle tisane. A differenza della libreria dove lavoro ora, quella da fuori però sembrava un negozio di anticaglie, coi suoi trini e merletti, le ceramiche e i quadri impegnativi alle pareti. Una specie di salotto della bisnonna adibita a libreria. Un vero gioiellino. Che peccato abbia chiuso.
Mi sono rifugiata lì per puro caso, poteva essere uno sgabuzzino per quanto ne sapessi, ero zuppa e infreddolita e avevo bisogno di un posto chiuso. La proprietaria era una donna di altri tempi, con la gonna al ginocchio e i capelli raccolti. Mi ha subito accolto come se fossi una persona preziosa, e forse, considerando che era vuota, lo ero: una potenziale cliente! Io mi sentivo più una postulante, ma l’odore dei libri, del profumo della signora, la sua voce calma, mi hanno subito fatto fare pace con l’Inverno, il vento e il freddo che mi era entrato nelle ossa.
A volte mi domando se non me lo sia immaginato.
Se non fosse la febbre che scoprii avere bella alta una volta tornata a casa, ad avermi fatto sognare quel posto e quella donna deliziosi.
E me ne sarei quasi convinta se non fosse che uscii da quell’angolo di paradiso in mezzo alla tempesta con due libri, uno acquistato e uno regalato (e come pensava di andare avanti buona donna, se regalava la sua fonte di sostentamento?). Quello comperato fu una totale delusione, mentre il piccolo, inaspettato dono fu un vero incontro fortunato!
E pensare che non l’avrei mai preso per mio conto “non è il mio genere”[1] avevo tentato di spiegare alla generosissima proprietaria, perché mi sentivo in colpa a non pagare il libro, non conoscevo l’autrice[2] quindi non sapevo nemmeno dare un parere, ma lei insistette ed io, da brava bookaholic, lo presi.
Venti di tempesta, era il titolo, e in quel momento era l’unica cosa che mi sembrava appropriata poiché infuriava un gelo che si sarebbe trasformato perfino in neve quell’anno! Una specie di miracolo per i bambini e un inferno per gli adulti.
Venti di tempesta che mi scuotevano l’animo mentre gli altri giocavano a pallettoni e io dovevo studiare.
Una tempesta che mi accompagnò per due settimane fra guerre, amori e colonne sonore*.
Venti di tempesta è il primo volume di una trilogia che racconta l’epopea della famiglia Domberg-Degnelly attraverso il Novecento (questo dettaglio l’ho scoperto solo anni e anni dopo) in particolare questa storia va dal 1914 al 1930. Anni talmente densi di avvenimenti (la Grande Guerra, la Rivoluzione Russa, la Repubblica di Weimar, l’ascesa del nazismo, la Grande Depressione) che penso il romanzo possa essere letto anche in solitario. È un po’ una versione più moderna di Via col Vento per certi versi, Felicia è una superficiale egoista, che vuole non solo sopravvivere ma anche non dover rinunciare mai a nulla, la guerra per lei è solo un argomento fastidioso e noioso che coinvolge troppo gli uomini e le impedisce di flirtare …un po’ come Rossella.

“Fu il ritratto che vidi di lei. Lo guardai e per me fu la ragazza più bella del mondo, e riconobbi tutto ciò che era in lei, l’incredibile audacia, l’orgoglio, l’intelligenza e il calore. Capii che il suo sarcasmo poteva essere velenoso come il morso di un serpente, me che lei stringeva in mano una spada invisibile per difendere le persone che amava. La vidi testarda e indipendente…solo il pittore che l’aveva ritratta non l’aveva trovata simpatica pensai.”[3]
Gli altri personaggi sono tantissimi, a un certo punto me li ero anche appuntati sui foglietti per capire i collegamenti, ma è Felicia il fulcro, è lei che amiamo, odiamo, detestiamo, adoriamo. È con lei che viviamo la Storia, è per lei che continuiamo il racconto.
Rannicchiata sul letto con tre coperte e mille cuscini, mi immergevo sempre di più nelle vicende narrate, cercando di rincorrere i vari narratori e di capire come avrei reagito io in situazioni così assurde o drammatiche. La piacevolezza delle descrizioni rende facile la comprensione di eventi così vicini eppure così lontani da noi. E alla fine devo dire che mi è proprio piaciuto passare del tempo con Felicia e il suo mondo in pezzi che va piano piano a ricostruirsi.
Ad oggi continuo a chiedermi perché abbia pensato di regalarmi proprio questo titolo. Cosa avrà pensato di me per associarmi una storia di amori e guerre?
Ed è stato davvero un regalo o nel delirio della febbre sono entrata in libreria e ho sognato il resto?
*
[1] TRAMA: Estate 1914. La giovane e capricciosa Felicia Degnelly trascorre l’estate a Lulinn, la tenuta dei nonni nella Prussia Orientale. Bellissima e volitiva, Felicia è innamorata dell’unico uomo che non è caduto ai suoi piedi: Maksim Marakov, giovane idealista con simpatie socialiste. Lo scoppio della guerra cambierà per sempre la sua vita.
[2] CHARLOTTE LINK: Ad oggi è considerata una delle più talentuose scrittrici tedesche contemporanee. Charlotte è figlia della famosa scrittrice e giornalista tedesca Almuth Link. Ha scritto la sua prima opera, “ Die schöne Helena”, all’età di 16 anni. Il romanzo venne poi pubblicato quando lei aveva 19 anni. Ha vinto numerosi premi letterari. Amante degli animali, è membro attivo del PETA e presta soccorso ai cani randagi in Spagna e in Turchia. Charlotte Link vive con il suo compagno e il cane nella città tedesca di Wiesbaden. Deve la sua fama soprattutto alla sua versatilità: conosciuta inizialmente per i suoi romanzi a sfondo storico, ha avuto molto successo anche con i suoi romanzi psicologici, tanto che ogni suo nuovo libro occupa per mesi i primi posti delle classifiche tedesche.
[3] Dal romanzo.
QUESTO ARTICOLO NON VERRA’ TRADOTTO
Il tuo racconto peraltro molto tenero mi ha fatto tornare alla mente questa bella trilogia che ho letto anni fa e che sicuramente tornerò a leggerla.
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che bello questo articolo, il libro non è il mio genere, ma mi è piaciuto molto come l’hai descritto
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Venti di tempesta è il primo volume di una trilogia che racconta l’epopea della famiglia Domberg-Degnelly attraverso il Novecento (questo dettaglio l’ho scoperto solo anni e anni dopo) in particolare questa storia va dal 1914 al 1930. Anni talmente densi di avvenimenti (la Grande Guerra, la Rivoluzione Russa, la Repubblica di Weimar, l’ascesa del nazismo, la Grande Depressione) che penso il romanzo possa essere letto anche in solitario. È un po’ una versione più moderna di Via col Vento per certi versi, Felicia è una superficiale egoista, che vuole non solo sopravvivere ma anche non dover rinunciare mai a nulla, la guerra per lei è solo un argomento fastidioso e noioso che coinvolge troppo gli uomini e le impedisce di flirtare …un po’ come Rossella.
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