“La morte è il mio mestiere. Ci guadagnavo da vivere e ci costruivo sopra la mia reputazione professionale. Ne ho approfittato. È sempre stata attorno a me, ma mai così vicina con Gladden e Backus, quando mi ha respirato in faccia, mi ha fissato negli occhi e ha cercato di afferrarmi.”[1]
Mettiamoci che il killer lascia indizi presi dai romanzi di Poe, sarà che il protagonista è un giornalista che scrive di cronaca nera e si ritrova a viverla sulla propria pelle, sarà che Connelly[2] per me è abbastanza una garanzia, ma dalla prima pagina all’ultima, con i dovuti intervalli di stasi, Il Poeta mi ha tenuta in agitazione con un batticuore costante. La suspance è l’ingrediente principale, aggiungeteci che ho letto questo libro quasi sempre in metropolitana avanti e indietro dall’università schiacciata fra persone che potevano benissimo essere dei serial killer (o più probabilmente impiegati annoiati), capirete perché credo che valga davvero la pena di essere letto.
Il romanzo è virtualmente diviso in tre atti, il che lo rende molto teatrale nonostante la scelta di limitare il punto di vista scegliendo la prima persona, quella di Jack, il giornalista fratello della vittima che dava la caccia al serial killer.
La prima parte del libro è più psicologica, permette di entrare nelle dinamiche delle famiglie di poliziotti e nei meccanismi delle squadre. La seconda parte è più concentrata sul distinguere la realtà dalle apparenze.
“È una fortuna che nessuno possa conoscere i nostri pensieri più segreti, altrimenti verremmo visti come gli scaltri e ingordi bastardi che in effetti siamo.”[3]
La terza parte è un thriller in crescendo, dove comprendiamo che il personaggio principale ha in mano una teoria, edificata su sospetti e ipotesi, che funziona come un meccanismo in cui tutte le parti ingranano perfettamente, ma lui non ha niente da poter gettare in quegli ingranaggi per poter fermare la macchina. E allora anche noi lettori proviamo a capire come riuscire ad uscire da quell’intreccio, da quella trappola mortale. Non ci si può fidare di nessuno non ci sono certezze la vita è un enigma un rompicapo di cui non si viene a capo.
Lasciarlo per andare a lezione era davvero una fatica perché si vuole scoprire chi si nasconde dietro Il Poeta e cosa voglia davvero.
Non posso dire niente perché rischio spoiler ad ogni commento, perciò non posso che lasciarvi con una frase del libro che mi ha colpito davvero moltissimo:
“Quasi tutti gli omicidi sono piccoli omicidi. È così che li chiamiamo noi dei giornali. Il loro effetto sul pubblico è limitato, la loro presa sull’immaginazione è di breve durata. Ottengono pochi paragrafi nelle pagine interne, sepolti nel giornale come le loro vittime lo sono nel terreno.”[4]
Buona lettura!
[1] Dal romanzo.
[2] http://www.edizpiemme.it/autori/michael-connelly
[3] Dal romanzo.
[4] Dal romanzo.
QUESTO ARTICOLO NON VERRA’ TRADOTTO
Molto bello, bellissimo anche il seguito!
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Il Poeta mi ha tenuta in agitazione con un batticuore costante. La suspance è l’ingrediente principale, aggiungeteci che ho letto questo libro quasi sempre in metropolitana avanti e indietro dall’università schiacciata fra persone che potevano benissimo essere dei serial killer (o più probabilmente impiegati annoiati), capirete perché credo che valga davvero la pena di essere letto.
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