“Il risultato dell’armonia non è la somma delle libertà e della spontaneità di ognuno dei due, ma della sottrazione consensuale di una porzione della libertà e della spontaneità di tutti e due.”[1]
Ho sottolineato questa frase nel libro, la prima volta che l’ho letto, alle superiori. Ed oggi, che lo rileggo a distanza di quasi un decennio, mi sembra ancora molto onesta. Qualcuno penserà che io sia cinica, e forse è vero, ma ho sempre pensato che per avere un rapporto di coppia duraturo, bisogna rinunciare a qualcosa. Il punto è a cosa, e con quanto sacrificio.
Il libro è Apri le porte all’alba ed è di Elena Gianini Belotti[2], della quale non ho più letto nulla. Se non fosse che i prezzi sono in lire e qualcosina è cambiato, non ci renderemmo conto di leggere un libro ambientato alla fine del secolo passato. Ci sono temi talmente attuali da farci un po’ male, perché è evidente che per quante primavere possano essere passate il fiore del progresso umano non è sbocciato. Ci saranno più tecnologie, più velocità, più informazione, ma le cose che contano davvero sono ferme, come impresse in una fotografia: solidarietà, immigrazione, follia, infrastrutture, solitudine, parità fra i sessi…

“ «Se a voi uomini non va bene il servizio militare, battetevi per eliminarlo. Parità non significa che noi vogliamo fare tutto quello che fate voi, compresi gli errori. Abbiamo diritto di scegliere, così come abbiamo il diritto di criticare. Dopotutto, questo mondo da sempre governato dagli uomini non è il migliore dei mondi possibili. Noi proponiamo il servizio civile obbligatorio per tutti […] più utile di un esercito armato»”[3]
Ah, lo dico da anni di inserire il servizio civile! Forse l’idea mi è venuta proprio da questo romanzo, chissà. Perché è un romanzo che fa riflettere, molto, su se stessi, sul mondo, sulle opportunità perse e quelle da afferrare al volo e tenere strette. Sui sacrifici da fare e quelli inutili. Sulle decisioni da prendere, i valori per cui lottare e le battaglie superflue.
Capisco perché la mia prof. del Liceo ce lo diede da leggere a scuola, è come uno specchio sulla nostra anima, sui rancori e i conflitti che ci portiamo dietro, e come un faro di speranza che ci dice di lasciarci tutto il male alle spalle, sorridere, mettere i piedi nudi sul prato e osservare l’alba mentre il vento ci scompiglia i capelli e il cuore.
Di metterci in gioco.
Sempre.
Perché la vita è una, per quanto ne sappiamo, e fin troppo breve.
Sorridi di più, vivi di più.
Di più è meglio!
“L’intimità […] è fatta di confidenza, fiducia, complicità. Di amicizia, anche. È fatta di parole e di silenzi, le une come gli altri addolciti dalla tenerezza.”[4]
[1] Dal romanzo.
[2] Elena Gianini Belotti è nata a Roma dove vive. Dal 1960 al 1980 ha diretto il Centro Nascita Montessori di Roma. Per molti anni ha insegnato in un Istituto professionale statale per assistenti all’infanzia. Collabora con quotidiani e periodici. Tra le sue opere: Dalla parte delle bambine (Feltrinelli, 1973), Che razza di ragazze(Savelli, 1979), Non di sola madre (Rizzoli, 1983), Educazione dalla nascita, con Grazia Honegger Fresco (Emme Edizioni, 1983), Il fiore dell’ibisco (Rizzoli, 1985), Amore e pregiudizio (Mondadori, 1988), Adagio un poco mosso (Feltrinelli, 1993), Pimpì oselì (Feltrinelli, 1995), Prima le donne e i bambini (Feltrinelli, 1998), Apri le porte all’alba (Feltrinelli, 1999), Voli (Feltrinelli, 2001, Premio speciale della giuria del Premio Rapallo), Prima della quiete. Storia di Italia Donati (Rizzoli, 2003), Pane amaro. Un immigrato italiano in America (Rizzoli, 2006), Cortocircuito (Rizzoli, 2008), L’ultimo Natale(Nottetempo, 2012). Ha inoltre scritto la prefazione a Ancora dalla parte delle bambine, di Loredana Lipperini (Feltrinelli, 2007).
[3] Dal romanzo.
[4] Dal romanzo.
QUESTO ARTICOLO NON VERRA’ TRADOTTO
La vita è una sola ma è solo un intervallo.
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Capisco perché la mia prof. del Liceo ce lo diede da leggere a scuola, è come uno specchio sulla nostra anima, sui rancori e i conflitti che ci portiamo dietro, e come un faro di speranza che ci dice di lasciarci tutto il male alle spalle, sorridere, mettere i piedi nudi sul prato e osservare l’alba mentre il vento ci scompiglia i capelli e il cuore.
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