Alla domanda: «come mai hai deciso di fare il poliziotto», ho sempre risposto in modo evasivo. Non che me ne vergognassi, anzi. Il fatto è che non potevo neanche dire che quella scelta professionale fosse stata frutto di una profonda analisi delle mie attitudini. Che alla fine aveva prevalso in me il senso dello Stato e bla bla bla. Onestamente non è andata così.
Nelle puntate precedenti LA LEVA, L’ADDESTRAMENTO, L’ARRUOLAMENTO e LA SCIENTIFICA
E fu così che – grazie a questa “normale reazione” – chiusi miseramente la mia breve carriera nella polizia scientifica.
Minkia, ho vomitato sulla mia prima scena del crimine… bestiale!
Capitolo V: Il Papa
Mi sentivo uno schifo.
Avevo vomitato sulla mia prima scena del crimine e il mio ego aveva subito un crollo verticale. Meno male che avevo tanto da studiare e non mi restava molto tempo per ripensare all’accaduto.
Il tempo bene o male passò e finalmente arrivò agosto e le tanto sospirate ferie. Era consuetudine della scuola di concedere una licenza a tutti gli aspiranti Agenti prima degli esami di fine corso e il relativo trasferimento.
Lunedì 7 agosto 1978.
Anche se erano solo le otto del mattino il piazzale era già affollato da un pezzo. Eravamo tutti schierati in attesa di ricevere i fogli di viaggio e i biglietti del treno che ci avrebbe portato finalmente a casa.
Nessuno si lamentava del caldo che nonostante l’ora era già insopportabile.
Guardandomi attorno mi colse un’incomprensibile sensazione di disagio, un senso di dejavu che mi attanagliava lo stomaco. Non c’è nulla da preoccuparsi, pensai concentrandomi sull’imminente cerimonia.
In effetti qualcosa che non andava c’era.
Sul podio, oltre al sottufficiale preposto, erano comparsi anche il Generale Comandante della scuola e tutto lo staff.
Le facce erano scure e non lasciavano presagire nulla di buono.
L’allegro brusio aveva lasciato spazio ad un silenzio carico di tensione.
Il Generale, con gesto ieratico, afferrò il microfono e con voce rotta dalla commozione ci informò che durante la notte si era spento il Papa (Paolo VI), pertanto le licenze erano revocate con effetto immediato e tutto il personale doveva prepararsi a partire per Roma per rinforzare il servizio d’ordine in occasione del conclave.
Cosa?
Chi?
Quando?
Sarà uno scherzo? Ci chiedevamo in preda ad un improvviso isterismo di massa.
E invece era tutto vero, tutto congiurava contro di me per non farmi tornare a casa.
Anche il Papa ce l’ha con me, pensavo mentre preparavo i bagagli da caricare sugli appositi autobus che ci avrebbero portati nella Città Eterna.
Il servizio a Roma fu un’esperienza estenuante: turni massacranti, pochissimo riposo e pasti in orari improponibili.
Eravamo ormai spossati quando durante un caldissimo pomeriggio di servizio in Piazza San Pietro assistemmo alla fatidica fumata bianca. “Habemus Papam”, annunciarono poco dopo dalla loggia centrale della Basilica.
Finalmente!
A fine turno, durante la cena, ci annunciarono che la settimana successiva saremmo tornati a Trieste. Era ormai settembre e non c’era più tempo di andare in ferie. Saremmo partiti dopo gli esami e la cerimonia del giuramento che si sarebbe tenuta il 29 alla presenza dei Vertici della Polizia e alcune alte cariche dello Stato.
Anche le famiglie degli allievi erano state invitate e i miei genitori sarebbero stati presenti. Che venisse mia madre non avevo il minimo dubbio ma la presenza di mio padre che fino ad allora non si era spinto mai oltre i confini della nostra regione, mi caricò di ansia.
Evidentemente voleva essere presente per poter impedirmi di fare ulteriori cazzate, pensai. Come dargli torto?
Il grande giorno arrivò ed io ero particolarmente emozionato e orgoglioso anche per l’esito degli esami. Infatti, essendomi classificato dodicesimo su 350 avrei potuto scegliere la mia destinazione di servizio senza rischiare di essere mandato in culandia.
Benissimo, ma a questo avrei pensato al rientro della licenza che sarebbe finalmente scattata appena terminati i festeggiamenti.
L’immenso piazzale era gremito già dalle prime ore del mattino e in mezzo a quella folla c’erano anche i miei genitori.
Che emozione!
Partimmo a ritmo di marcia da un piazzale retrostante e da li facemmo il nostro ingresso scenografico al piazzale principale dove ci schierammo con una sincronia perfetta.
Però qualcosa non quadrava.
Uno
la banda musicale che avrebbe dovuto accompagnare il nostro ingresso a ritmo di marcia era restata muta.
Due
dal palco delle autorità si avvertiva un certo nervosismo.
Tre
dalla folla arrivava un discreto brusio.
Alcuni allievi delle retrovie cercarono di carpire il motivo di questo mormorio. Ogn’uno riportava un motivo diverso; qualcuno addirittura pensò di aver sentito la frase: è morto il Papa.
È morto il Papa? Avrà sentito male, pensammo all’unisono.
Seee, di nuovo!
Ma chi ci crede?
Siamo appena tornati da Roma e lo abbiamo lasciato vivo e vegeto. Scherzavamo.
E allora il detto: ogni morte di Papa dove lo mettiamo?
Sarà uno scherzo, sicuro!
Dai, finiamo questa cerimonia, tra poco si parte in vacanzaaa.
E giù a ridere.
La cerimonia, anche se sottotono, andò avanti e si concluse con il classico urlo “LO GIURO”.
L’applauso fragoroso fu però interrotto. Il Generale, con l’ormai consueto gesto ieratico, afferrò il microfono e con voce rotta dalla commozione ci informò che durante la notte si era spento il Papa (Giovanni Paolo I) e pertanto tutti i festeggiamenti erano sospesi. Gli Agenti dovevano preparare immediatamente i bagagli e partire per Roma prima possibile.
Niente festeggiamenti, niente banchetto con i genitori e, soprattutto, niente licenza.
Ma che avrò fatto di male in una vita passata?
Aiutatemi!!!
Aiutatemi. Troppo divertente. Bravo come sempre.
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Anche questa volta mi hai fatto morire dal ridere caro Mikrah! Esilarante, come al solito!
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sembra di essere lì complimenti
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Lo sapevo che anche stavolta mi avresti fatto morire dal ridere,mentre leggevo immaginavo il tuo viso,Le tue espressioni😂😂😂
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Troppo forte,mi diverto sempre a leggerti!!😂😂
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Bravissimo. Complimenti. A quando il prossio episodio?
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grande Michele, ne vogliamo altri
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Nessuno si lamentava del caldo che nonostante l’ora era già insopportabile.
Guardandomi attorno mi colse un’incomprensibile sensazione di disagio, un senso di dejavu che mi attanagliava lo stomaco. Non c’è nulla da preoccuparsi, pensai concentrandomi sull’imminente cerimonia.
In effetti qualcosa che non andava c’era.
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che esperienze incredibilli
a quando le prossime?
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