“Cosa c’è di meglio, infatti, che stare la sera con un libro accanto al fuoco, mentre il vento batte sui vetri, e la lampada arde?”[1]
Ah, come darti torto Flaubert, è un piacere inestimabile, specialmente se sei in quarto superiore e per le vacanze di Pasqua ti hanno riempito di compiti come se avessi tre mesi di pausa invece che tre giorni, e pur essendoteli portati giù dai nonni, decidi di sederti davanti al fuoco a leggere come una dama che null’altro ha da fare se non aspettare che i biscotti nel forno siano pronti per fare merenda (come se non bastasse la prospettiva del pranzo infinito del giorno dopo).
Madame Bovary non è un classico che danno da leggere a scuola, almeno non a me, non alle persone che conosco, troppo audace[2]?
Eppure quanto mi sono immedesimata in Emma e nel suo male di vivere, sempre alla ricerca di passioni e desideri irraggiungibili, che una volta ottenuti non valgono il dolore dell’attesa e allora via con altro al quale ambire, di più, di più, l’asticella sempre più in alto, sempre meno raggiungibile. Perdendo di vista ciò che è alla portata di mano e che, forse, l’avrebbe resa altrettanto (in)felice.
“Eh, no! Perché declamare contro le passioni? Non sono forse la sola cosa bella che ci sia sulla terra, la fonte dell’eroismo, dell’entusiasmo, della poesia, della musica, delle arti, di tutto infine?”[3]
Ammetto che le descrizioni di Flaubert qualche volta mi hanno fatto arrossire per il realismo, ma credo che tutto sommato nei tempi moderni si veda molto di peggio, e potrebbe essere tranquillamente messo nel programma scolastico, perché lo stile è tutto diceva l’autore e in effetti è riuscito a raccontare fatti quasi banali (il fatto che non si descrivessero gli adulteri delle donne non voleva certo dire che non se ne praticassero[4]), con una forza tale da legarti ad ogni pagina senza scampo. E credo che rispetto ad altri classici potrebbe piacere alle classi dei licei abituati a robaccia tipo Cinquanta sfumature….
Almeno questo è scritto molto, molto bene!!!
“L’amore, pensava, doveva manifestarsi di colpo, esplosione di lampi e fulmini, uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza come uno sciame di foglie e risucchia nell’abisso l’intiero cuore.”[5]
Ad ogni modo se non lo avete ancora letto, fatelo, vi sembrerà che non siano personaggi così lontani nel tempo, le passioni, le emozioni, le sensazioni, questo malessere di base che ci impedisce di vivere il qui ed ora, è tutto molto contemporaneo.
Non a caso se ne continuano a fare riproduzioni teatrali e cinematografiche.
“Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.”[6]
Perché non siamo mai contenti di ciò che abbiamo?
E mentre ci affanniamo nella ricerca di qualcosa di meglio, di più, sperando di non fare la fine di Emma, forse dovremmo fermarci un attimo, respirare e sorridere delle piccole conquiste quotidiane.
Ci riusciremo mai?
[1] Dal romanzo.
[2] “Madame Bovary” è stato il primo e più clamoroso caso di censura operata su un’opera moderna, che una donna potesse fare quella vita e che se ne potesse scrivere è stato considerato un oltraggio alla morale pubblica.
[3] Dal romanzo.
[4] Pare infatti che Gustave Flaubert, per scrivere quest’opera, si sia ispirato a un fatto realmente accaduto. Infatti, un medico, allievo di suo padre, aveva sposato una giovane donna molto particolare che si era innamorata prima di un “Don Giovanni” locale, poi di un notaio e di altri uomini ancora, e che era morta a ventisette anni probabilmente suicida.
[5] Dal romanzo.
[6] Dal romanzo.
QUESTO ARTICOLO NON VERRA’ TRADOTTO
L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Perché non siamo mai contenti di ciò che abbiamo?
E mentre ci affanniamo nella ricerca di qualcosa di meglio, di più, sperando di non fare la fine di Emma, forse dovremmo fermarci un attimo, respirare e sorridere delle piccole conquiste quotidiane.
Ci riusciremo mai?
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