“Perchè?”

Oggi mi sono svegliata con una vena polemica, sarà che fuori piove, è grigio, è sabato ma sembra un eterno lunedì, o un’eterna domenica. Ho perso la cognizione del tempo. Dello spazio. Di me.

Un po’ di normalità è tornata, che poi, parliamoci chiaro, ma chi la vuole la normalità. Io no di certo. Io voglio l’avventura, la passione, i viaggi, i desideri, gli imprevisti.

Il 2020 ha deciso di concedere solo una lunga serie di carte imprevisto, una peggio dell’altra, che rileggendo l’inferno di Dante in confronto sembra una passeggiata di salute. Perché quando si vive qualcosa sulla propria pelle si sa, fa male il doppio.

Magari sembra pure peggio di quello che è.

Chissà.

Sta di fatto che in questi sei mesi ci sono stati tanti di quei disastri che potrebbero bastare per una vita intera.

Oggi però mi sento polemica per un ritorno alla normalità che mi sa di presa in giro.

Il calcio.

Premesso che non ho nulla contro lo sport nazionalpopolare, che una partita ogni tanto me la vedrei pure, e che capisco perfettamente che molta gente possa averne sentito la mancanza. Premesso che preferisco un uomo che a 30 anni fa ancora partite di D&D che almeno è creativo, richiede furbizia, intelligenza, strategia, fantasia e cervello attivo, piuttosto che si faccia l’abbonamento per vedere 22 ragazzoni superpagati che rincorrono una palla per 90 lunghissimi minuti.

Ma, gustibus non disputandum est.

Però. Però. Peeeeeerò.

Perché a teatro si possono fare solo monologhi, hanno dimezzato le platee, i concerti sono fermi, gli eventi di qualsiasi tipo sono sospesi, perfino le feste di compleanno sono ancora in discussione, e sti 22 tipi possono sudarsi e sputarsi addosso? Possono inveire contro l’arbitro e i guardalinee (e arriviamo a 27 persone ) ravvicinatissimi, senza alcuna protezione. Perché loro possono fare il tampone, e persone che stanno tossendo l’anima da un mese sono in lista d’attesa?

Perché io non posso viaggiare, organizzare il mio lavoro, assembrare 30 persone per fare un evento CULTURALE, che con tutto il rispetto mi sembrerebbe comunque più utile all’umanità di una partita, e loro sì?????

Perché?

Soldi?

Certo, ne girano cifre che onestamente non so neanche scrivere, sponsor, tantissima gente che senza perderebbe il lavoro, oltre a quei 22 superpagati. Gente comune, dai raccattapalle, chi pulisce gli stadi, ai dirigenti incravattati.

Ma perché il teatro non paga? Perché un concerto non paga?

Perché un tecnico di palco non vale quanto un panchinaro? Perché un microfonista deve cercarsi un piano B e loro possono giocare?

Certo, senza curve e cori. E meno male, vista la piega razzista, sessista e violenta che aveva preso, mi verrebbe da dire.

Ma possono.

E tantissime altre persone no.

Le scuole.

Le SCUOLE sono chiuse, non si capisce a settembre se faranno lezione nei prati, a casa, nel plexiglas, in aula con mascherina, sulla Luna…

Però quei 22 possono sudarsi e sputarsi addosso.

Non mi piace. Non mi sento a mio agio con un Paese che ha queste priorità. E per quanto sia felice di vivere in Italia perché stranamente per la prima volta mi sembra che abbia gestito l’emergenza meglio di altri, che ci abbia accolti, coccolati, amati. Non lasciati a morire per strada. Penso ancora che ci sia tanta, troppa, strada da fare, se le priorità sono ancora 22 personaggi strapagati invece che un concerto, una convention, una scuola.

Lo sport è importante, l’attività fisica è fondamentale per la salute. E avere una passione è ottimale per la psiche.

Però c’è un tempo per tutto.

E questo secondo me è il tempo della cultura, della solidarietà, dell’educazione, della SALUTE.

Invece, preferiamo rincorrere un pallone…