SCOOBY DOO è, tra le altre cose, il titolo di una canzone rilasciata dai Pinguini Tattici Nucleari a novembre 2020. Parla di uno quei primi passaggi dall’adolescenza all’età adulta rappresentato dalla fine delle scuole superiori all’inizio del periodo universitario.
Attraverso una serie di dettagli incontriamo una ragazza che sta affrontando questa esperienza a modo suo, con il suo stile, con il suo modo di reagire alle situazioni, con le sue insicurezze che tenta di nascondere attraverso varie maschere metaforiche. Il frontman del gruppo, e autore del testo, ha specificato che non si tratta di una persona specifica, ma di molteplici ragazze che ha incontrato negli anni, ognuna di loro intenta a combattere i propri, personalissimi, mostri.
Questa canzone ha proprio centrato nel segno e, anche se vi sono specifici elementi che rendono subito riconoscibile la “socialità” attuale, perfino una “vecchietta” come me può riconoscersi in quelle parole.
Il mio primo anno di università è stato nel 2005. Come è cambiato il mondo in 15 anni? Come ero io in quel periodo? Come mascheravo i miei mostri e le mie insicurezze?
Giocate con me e divertiamoci a fare un parallelo. Da un lato la giovane universitaria del 2020, dall’altro una stralunata ragazza che nel 2005 aveva tanti sogni e pensava che con gli studi adatti e la tenacia sarebbe riuscita non proprio a realizzarli, ma, per lo meno, a vederli più vicini.
2020 | 2005 |
Vive dentro due Vans | Converse, acquistate nel periodo dei saldi in un negozietto di un paesino vicino al mio |
E la maglia dei Guns | Magliette sportive, spesso prese dal reparto maschile dei negozi. Ero una taglia abbondante e nel reparto ragazze la maggior parte dell’abbigliamento era etichettato con la taglia più detestata al mondo, T.U.: Taglia Unica. |
Vuole fare l’attrice | Ehm sì, lo ammetto, il mio sogno più grande da sempre fino all’estate del 2005, quando mi sono convinta che la mia sconfinata passione non era sostenuta da altrettanto talento. (a fregarmi in realtà è stato il trincerarmi dietro la paura, il non provarci mai davvero, ma questi sono stati ragionamenti e percorsi interiori intrapresi diversi anni dopo) |
Ma mamma no | Madre, padre, sorella, fratello, nonno, nonna, zio, zia, cugino, cugina, vicini di casa, conoscenti, colleghi di lavoro di mio padre: “NO” (sintetizziamo così, ricordare i commenti negativi e sprezzanti non fa bene proprio a nessuno) |
Scaccia tutte le avances | Sciacciare? Evitare come la peste, e, se fossero capitate era già pronto il piano di fuga che Edmond Dantès poteva accompagnare solo |
Primo anno di DAMS | DASS – Dipartimento Arti e Scienze dello Spettacolo- Scienze Umanistiche, Sapienza Università di Roma |
Passa ore a copiare Marylin Monroe | Mai messa a spararmi le pose davanti allo specchio, però qualche monologo teatrale o cinematografico provato nella solitudine della cameretta c’è stato |
Ed è vero che nessuno la capisce | Mai stato un problema esistenziale per me. Il più delle volte non mi capivo neanche io, cercavo solo di andare avanti, di scoprire, di conoscere, di maturare.. |
Come i dark | Vestivo principalmente di nero solo perché “snelliva” (quanto trovo insulsa questa parola adesso. Viva tutti i colori!!) |
O i libri di Nietzsche | Per quelli ho trovato uno spiraglio di luce grazie a un professore universitario di filosofia molto bravo, ma sono ancora abbastanza brancolante nel buio |
E un vecchio fa finta di nulla e le tocca una tetta sul tram | Molestie sui mezzi pubblici.. io e le mie amiche ci scambiamo i racconti come se fossero le figurine dei calciatori |
Non si fida di chi è troppo felice | Oggi come ieri, capita a tutti nella vita di incontrare dei sorrisi falsi |
Di chi mette solamente le camicie | Nei primi anni 2000 c’era chi ancora andava in giro con le camicie e la magliette Lacoste, quelle con il logo del coccodrillo stampato in alto. Sono sincera: le ho sempre detestate, anche perché i maschietti che ho incontrato che le indossavano erano dei tali egocentrici palloni gonfiati da farmi venire l’orticaria dopo un esiguo scambio di parole di pochi minuti |
E le poesie d’amore che le han dedicato | È successo solo una volta, al liceo, da un mio compagno di classe, per ridere e per scherzare insieme. Rido ancora se penso alle sue abilità di scrittura da fotoromanzo anni ’80. Poi son capitati dei bigliettini con semplicemente dei numeri di telefono e un invito ad essere ricontattati. |
Le conserva dentro lo SPAM | Un cassetto della scrivania, molto semplicemente |
Grida “sbirri merde” | Esclamare slogan a caso perché fa molto contestazione studentesca non mi è mai interessato. Ho sempre preferito informarmi, leggere, conoscere, capire. Manifestare la propria opinione sì, ma insultare per partito preso delle categorie assolutamente NO |
E suo zio si offende | Qui sono stata punta nel vivo dai ricordi. Mi è capitato di aver fatto alterare uno dei miei zii perché ero una chiacchierona e portavo le mie novità sul trasferimento da un paesino a una grande città. Le mie impressioni erano state diverse da quelle che aveva avuto lui decine e decine di anni prima, e questo lo aveva fatto esplodere in un’ira funesta, accusandomi che mentre lui era vissuto in città per molti anni io ero una novellina e quindi non potevo avere opinioni diverse dalle sue … |
Alle cene in famiglia lei fa quel che può | È in quell’anno che ho iniziato a ingoiare rospi (se andava bene) e lacrime (se andava male) insieme alle pietanze ordinarie |
Dura come Bender | FUTURAMA: ADORO, anche se i miei preferiti resteranno sempre I SIMPSON. Specifica a parte, direi di sì, magari ad avere l’ironia caustica di quel personaggio, ma qualche rispostaccia per allontanare essere umani particolarmente fastidiosi sono in qualche modo riuscita ad imbastirla anch’io |
IRON come i MAIDEN | Sì, esatto, in tutti i sensi, corazzata e con nelle orecchie anche la musica di quel genere |
Ma poi piange coi gattini su Tik Tok | In quell’anno stava per spopolare YouTube e poco tempo dopo lo avrei utilizzato per riguardare gli spezzoni vari delle commedie romantiche che più mi avevano colpito negli anni. Ebbene sì, mi commuovevo, piangevo, ieri come oggi |
Ha preso una stanza con una di Monza | Il primo anno io ho avuto meno coraggio di condividere i miei spazi con una sconosciuta, quindi ho optato per una camera singola |
Sembrava un’amica ma era una stronza | Diverse esperienze di convivenza con coinquiline varie: molti dei miei chili sulla pancia e dei miei capelli bianchi in testa derivano da quelle.. |
E tra un anno se tutto va bene finisce il contratto e poi se ne va | Inizi contando i mesi, poi le settimane, poi i giorni ed infine le ore.. e poi stappi lo champagne!! P.S. Ricordatevi sempre, tuttavia, che chi lascia strada vecchia per quella nuova sa quello che lascia ma non quello che trova e se le vie del Signore sono infinite quelle del Male hanno la corsia preferenziale, quindi il modo per raggiungervi lo trovano più facilmente |
I suoi veri amici scrivono tutto con gli asterischi | I gender studies non erano ancora in voga, ma anche molti di noi scrivevano in modo particolare. Non c’era un’app di messaggistica istantanea. I nostri cellulari avevano gli SMS a pagamento e con un numero di caratteri a disposizione limitato. Per non rischiare di far due messaggi, e dunque pagare il doppio, si omettevano gli spazi e si scriveva tutto attaccato con la prima lettera di ogni parola in carattere maiuscolo. Io, personalmente, penso di aver speso cifre indecifrabili per i messaggi: prolissa, nessun dono della sintesi ed un amore smisurato per la punteggiatura (in particolar modo i puntini di sospensione: due dopo ogni frase. Erano il mio sospiro, il mio commento sotteso a ciò che avevo appena scritto, la mia ultima riflessione prima dell’invio) |
E ascoltano ancora qualche vinile col giradischi | Ho anch’io un paio di amiche che hanno la fortuna di avere in casa questi gioielli vintage.. OLD BUT GOLD!! |
Quando ballavi danza classica facevi un gioco | Mai preso lezioni di danza, ma mi sono scatenata in diverse occasioni, dai concerti a suon di taranta a un a paio di discoteche dove la Carrà e YMCA sono sempre state il mio unico credo |
Chiudevi gli occhi e sognavi | Sognavo e sogno anche ad occhi aperti.. il naso ed i pali di Roma ne sanno qualcosa |
Di essere in mezzo a un pogo | Mani di sconosciuti che ti toccano non si sa dove e ti fanno arrivare da un posto all’altro con il rischio di farti perdere l’unica amica che si è immolata per te e ha deciso di accompagnarti a quel determinato concerto?!?!?!??!?! .. mi sta già salendo un attacco di panico |
Noi siamo sempre un po’ fuori luogo | Ricordo nitidi i pensieri che mi balenavano nella testa durante alcuni periodi quando mettevo piede all’Università: “Tu non meriti di stare di qui, gli altri sono studiosi, intelligenti, preparati, tu no! Tu non puoi comprendere niente!” |
Ma sorridenti | Si cerca sempre e comunque di cavarsela in qualche modo, cercando il lato positivo, facendosi forza. I primi anni universitari ancora riuscivo a obbligarmi a vedere il bicchiere mezzo pieno |
Come un assolo di chitarra in radio in questo fottutissimo 2020 | Metafora tremendamente attuale, nel 2005 cos’era fuori luogo ma sorridente? Bah, direi proprio IO. P.S. No, non sono egocentrica, è che mi disegnano così.. |
Il ritornello della canzone merita, da parte mia, una riflessione. Penso siano i versi della canzone dai quali mi sento più distante.
Qualcuno ti dà un cocktail, con chi dormi stanotte
Lo capirai soltanto se lo butti giù
Non ho permesso mai a nessuno di offrirmi da bere, soprattutto se le intenzioni dell’offerente erano a me poco chiare. Non ho mai permesso che mi venisse offerta neanche una tazzina di caffè durante una colazione precedentemente concordata, e non capitata per caso. In questo sono proprio diversa non solo dalla studentessa universitaria di questa canzone ma anche da molte persone che conosco mie coetanee e che come me sono state studentesse dai primi anni 2000 in poi. Mi fidavo poco, preferivo due passi indietro a un passo avanti e il mio sport prediletto era la battuta in ritirata. Pertanto, non ho mai buttato giù bevande che trasformassero il mio giaciglio in un’incognita. Sono sempre stata cosciente e consapevole dei letti in cui ho dormito.
Siamo figure losche, facciam male alle mosche
Togliamoci la maschera alla Scooby Doo
Qui il cantante ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca, ognuno porta delle maschere (Pirandello docet), ma sarebbe bello anche ogni tanto farle cadere.. io le ho fatte cadere qualche volta? Penso di sì. Penso di essere stata alle volte talmente spontanea da provocare le reazioni più disparate in chi mi stava intorno.. qualche parola di troppo avrei potuto anche risparmiarmela con il senno di poi, ma avevo 19 anni .. ero giovane.. a volte impulsiva (si dice così, no?)
Togliere le maschere provoca sempre reazioni inaspettate, in tutte le epoche. Spesso, chi ci sta intorno è troppo abituato a vederci in un certo modo: i cambiamenti, gli exploit, soprattutto se improvvisi, possono far paura e chi ha paura va d’istinto sulla difensiva. Sulla difensiva che chi si mette a lanciare granate dalle barricate, chi si accuccia ad aspettare che passi, chi, semplicemente, rinuncia e se ne va.
C’è a volte poi quell’eccezione fantastica che, anziché una barricata, decide di costruire un ponte ed avviene un conoscenza più profonda fra due anime erranti:
Voglio quello che tu non mi mostri
I tuoi demoni e tutti i tuoi mostri
Incontro, dialogo, parole, confronto: ora come allora i miei termini preferiti.. quanto me piace a chiacchierà!
Ciò che pensi quando resti muta
Tutti i dubbi su cui sei seduta
È probabile che la protagonista della canzone abbia trovato un confronto sincero con un’anima sensibile come lei e avrà dei momenti di tenerezza in cui farà cadere tutte le maschere. È giovane, è il tempo giusto per farlo.. ma se i mostri continuano a manifestarsi, oppure, peggio ancora, diventano più opprimenti, consiglio un confronto con esperto psicoterapeuta. La mia qui non è ironia, dire che l’AMORE sia la risposta a tutto può essere solo una frase da romanzo rosa o un verso di una bella canzone. Se quella studentessa del 2005 fosse andata in terapia prima, qualche mostro lo avrebbe già sconfitto e sepolto da tempo.
Nonostante le differenze apprezzo molto la canzone dei Pinguini Tattici Nucleari e provo anche un po’ di invidia per chi è coetanea della protagonista, visto che nel 2005 per i neo universitari risuonava in radio STUDENTESSA UNIVERSITARIA di Simone Cristicchi. Io ho avuto la fortuna di ascoltarla due giorni prima della fatidica partenza.. è una bella canzone, ma l’esperienza che vive la protagonista non è delle più felici.. capite non ho retto e quelle parole, miste all’ansia, mi hanno fatto mooolto commuovere.. diciamo così.
Fortuna ora ci sono i Pinguini Tattici Nucleari con la loro ironia e con le loro citazioni.. ADOROOOO
E voi? Studenti universitari che siete o che siete stati vi siete ritrovati in questi versi?
Va di giocare anche a voi?