I Classici: “Le Opere di W. Shakespeare”

Perciò scusate ma non posso dire “leggete questa” o “andate a vedere quest’altra”, perché William Shakespeare ha cambiato il modo di intendere il teatro, e forse perfino la vita, il sogno, e continua a farlo ogni giorno, e il minimo che si possa fare è onorarlo completamente.

Through The Mirror

Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni.

(Amleto)

Risultati immagini per september gifE niente, sei tornato. Come ogni anno. Non ci si può fare molto… Che poi non è nemmeno colpa tua, non hai scelto tu di essere proposto come l’inizio della fine. 
Non hai scelto di essere un lunghissimo lunedì. Non hai certo deciso di avere la responsabilità di chiudere l’estate, né di far iniziare le scuole, le università, i lavori. Non è colpa tua se il vento cambia e porta tristezza. 
Ti avessero dato almeno il compito di iniziare l’anno, come poi di fatto fai, avresti avuto le bacheche piene di buoni propositi da buttare, di foto con cappellini e cotillon, un senso…. 
Invece arrivi come un ospite indesiderato eppure atteso, e ogni anno ci scontriamo e tu mi regali tante gioie quanti dolori. 
E visto…

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I Classici: “Madame Bovary”

Perché non siamo mai contenti di ciò che abbiamo?

E mentre ci affanniamo nella ricerca di qualcosa di meglio, di più, sperando di non fare la fine di Emma, forse dovremmo fermarci un attimo, respirare e sorridere delle piccole conquiste quotidiane.

Ci riusciremo mai?

Through The Mirror

Risultati immagini per reading by the fireplace gif“Cosa c’è di meglio, infatti, che stare la sera con un libro accanto al fuoco, mentre il vento batte sui vetri, e la lampada arde?”[1]

Ah, come darti torto Flaubert, è un piacere inestimabile, specialmente se sei in quarto superiore e per le vacanze di Pasqua ti hanno riempito di compiti come se avessi tre mesi di pausa invece che tre giorni, e pur essendoteli portati giù dai nonni, decidi di sederti davanti al fuoco a leggere come una dama che null’altro ha da fare se non aspettare che i biscotti nel forno siano pronti per fare merenda (come se non bastasse la prospettiva del pranzo infinito del giorno dopo).

Madame Bovary non è un classico che danno da leggere a scuola, almeno non a me, non alle persone che conosco, troppo audace[2]?

Eppure quanto mi sono immedesimata in Emma e nel suo male di vivere, sempre…

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I Classici: “I Racconti del Terrore”

Ma che succede quando non c’è né buio né tempesta? Quando un autore decide di trasformare la realtà, la quotidianità, la banalità in un lungo, infinito racconto del terrore?

Succede che nasce Edgar Allan Poe.

Through The Mirror

Era una notte buia e tempestosa….

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Mi immagino inizino sempre così i racconti del terrore, perché nel buio e nella tempesta non può accadere niente di buono. Tutte le scene dei film e dei libri di paura hanno un temporale che spazza via gli alberi dalle strade, che spezza i fili del telefono e la cui eco rimbomba nelle trombe delle scale. Scale che puntualmente i protagonisti imboccano da soli con una candela o una torcia, scendendo verso il buio, l’ignoto.

Ammettiamolo, non ci vuole poi molto a descrivere una scena di paura, voglio dire se va via la luce in casa e per caso squilla il telefono potremmo saltare in aria col cuore a mille. Eppure cosa è successo?
Niente. È l’attesa, la suspense, il potrebbe… che ci innervosisce rendendoci facili bersagli. Perciò mentre leggiamo di un personaggio che nel buio una porta mentre fuori impazza la…

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I Classici: “La fabbrica di Cioccolato”

CURIOSITÀ: “WONK” È UN TERMINE INGLESE CHE IDENTIFICA UN RAGAZZO CHE RIFIUTA LA “VITA SOCIALE” PER RINTANARSI NELLO STUDIO. WILLY, TRADITO NEGLI AFFETTI, SI ISOLA DA TUTTO RINCHIUDENDOSI NELLA PROPRIA FABBRICA, ATTORNIATO DAI PICCOLI OPERAI OOMPA LOOMPA CHE GLI GARANTISCONO UN SURROGATO DI RAPPORTI UMANI.

Through The Mirror

Aprite i cancelli. Entrate, prego. Venite avanti. Chiudete i cancelli. Benvenuti nella mia fabbrica. Chi sono io? Beh...[1]

Sono sempre stata una fan del salato più che del dolce. Ma come si fa a resistere al cioccolato?

Esiste una formula magica?

No perché io non ci sono mai riuscita!

Sarà per il potere benefico[2], il sapore, la goduria dello sgarro, non saprei, so però che ne devo avere sempre un pezzettino a casa. Posso non mangiare tiramisù, crostate o ciambellone anche per un anno intero (è successo in effetti), ma non toglietemi il cioccolatino di scorta!

Con questa premessa, riuscite a immaginare come mi sono letta LA FABBRICA DI CIOCCOLATO[3] di Roald Dahl?
Avevo appena finito LE STREGHE, sempre dell’autore, ed essendomi molto piaciuto, ne cercavo un altro con il quale approfondire la conoscenza, se non che, nella piccola ma fornita biblioteca delle elementari…

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I Classici: “Il nome della Rosa”

“Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.”

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“Tutte leeresiesono bandiera di unarealtàdell’esclusione. Gratta l’eresia, troverai l’emarginato. Ognibattagliacontro l’eresiavuole solamente questo: che l’emarginatorimanga tale.”[1]

Risultati immagini per the name of the rose gifLa prima volta che ho sentito parlare diIl nome della Rosa[2]è stato da mia madre quando avevo appena sette anni. Ne stava discutendo con una vicina perché ne avevano tratto una versione cinematografica appena trasmessa in tv, che non le aveva convinte appieno, anche se a dir loro l’alleggerimento delle parti in latino, poteva aver giovato alla popolarità dell’opera.
Non so perché quella conversazione mi rimase così impressa, e forse in realtà restò nel dimenticatoio della mia mente per anni senza alcun segno della sua esistenza, fino a quando a quattordici anni appena compiuti, rete4 decise di trasmettere questa famosa trasposizione de Il nome della rosa di Umberto Eco[3], e allora come se rivivessi la scena, mi sono ritrovata sul balcone della mia vecchia casa con mia madre…

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I Classici: “Se questo è un uomo”

MAI DIMENTICARE

Through The Mirror

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Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.[1]

Sono entrata all’Inferno dalla porta principale e fortunatamente l’ho trovata chiusa. Ma con me c’era chi in quell’Inferno ci ha “vissuto”….vedere ciò che è stato, sentire le testimonianze dei…

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I Classici: “L’Odissea”

Avevo nove anni la prima volta che ho letto l’Odissea. Una versione molto epurata, ovviamente, molto illustrata e molto più corta. Però già allora io e Odisseo ci imbarcammo insieme sulla nave verso Itaca, e incontrammo sirene e maghe, e ciclopi e re, in un’avventura che mi faceva volare con la fantasia.

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«Ahimè, sempre gli uomini accusano gli dei: dicono che da noi provengono le sventure, mentre è per i loro errori che patiscono e soffrono oltre misura.»[1]

Quanto è vero, caro Zeus, quante volte delle disgrazie diamo colpa alle divinità. Però devo dire che con Ulisse ti sei proprio accanito e non puoi negarlo! La sua incontentabile sete di conoscenza, l’astuzia e il coraggio, uniti all’amore per la terra natia, mi hanno sempre fatto tifare per il nostro Eroe omerico. La propensione al tradimento, l’atteggiamento da so-tutto-io, invece mi portavano a sperare che lo fulminassi una volta per tutte.
Ma ai tempi dell’Odissea ancora non si usava far morire il personaggio principale e quindi isola dopo isola, peripezia dopo peripezia, il nostro eroe viaggiatore affronta quello che agli studenti sembra un percorso interminabile[2] e che per me è stato uno dei primi amori.

Avevo nove anni la prima volta che…

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