Per chi come me è abituato a stare un po’ con la testa fra le nuvole, sarà impossibile non identificarsi in J.D., inguaribile sognatore, che non riesce a concludere una conversazione senza essere trasportato in qualche assurda fantasia ad occhi aperti (è un meccanismo che tutti noi sperimentiamo, specialmente quando a parlare è la nostra partner [per un approfondimento: “la teoria del treno”]). La sua amicizia con Turk, a volte ai limiti dell’omoerotico, è un esempio di bromance che commuove e che ti porta a capire come l’amicizia sia a volte più confortante e costante dell’amore romantico. Per J.D. è certamente così, vista la sequela di disavventure amorose che colleziona ed il suo eterno tira e molla con la bella, ma nevrotica Elliot Reed.
I’m not Superman!
Quante volte ho canticchiato tra me e me questa frase, così rappresentativa di tutti noi? Non saprei contarle, perché si tratta di una frase tratta dalla sigla di Scrubs, forse la più bella serie tv al mondo.
Non riesco a ricordare quando è stata la prima volta che ho visto un episodio del medical più pazzo del mondo, è come se avesse sempre fatto parte della mia vita, ma come buona parte dell’universo culturale del mondo occidentale, lo associo in modo particolare agli anni del Liceo, quando ogni nuovo episodio era fonte di commenti, risate, nonché di imitazione da parte mia e dei miei due migliori amici, Francesco e Daniele (tra noi ci chiamiamo ancora coso, come J.D. e Turk fra di loro).
Per chi non lo avesse mai visto (vergogna!), Scrubs è una serie tv medical, di stampo comico, un po’ come se Grey’s Anatomy
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