“Il Cinese e il Coccodrillo”

Nessuna wonderpoliziotta o batdetective, semplici menti investigative che con fatica e intuito cercano di risolvere il caso e la vita privata. uIn questo la serie manca moltissimo! Però a sua discolpa c’è da dire che questo “prequel” non è stato inserito (il che vuol dire che non avete nemmeno la classica scusa del “ho già visto il telefilm quindi so chi è l’assassino non ha più senso leggere il libro”, tra l’altro ha SEMPRE SENSO leggere un libro!!!).

Through The Mirror

Inverno. Maglioni a collo alto, tazze fumanti, piatti abbondanti e piumoni. Il camino. La neve. Chiacchiere con gli amici davanti ai giochi da tavolo ritirati fuori da soffitte e cantine.

Ho sempre immaginato che quando fossi andata a vivere per conto mio avrei passato l’inverno in questo modo. Non so se credevo di diventare milionaria tutto d’un botto per comprarmi uno chalet con tanto di camino e stanze per ogni ospite (considerando tra l’altro che il mio desiderio è di vivere sul mare! Cioè proprio quasi dentro… quindi questa sarebbe pure la seconda o terza proprietà) o semplicemente da brava sceneggiatrice mi sono lasciata trascinare dalla finzione, perché da sola ci vivo, l’inverno sta arrivando, ma io non solo non ho un camino, né stanze per tutti, ma lavorerò circa 12h al giorno quindi dubito avrò voglia di preparare deliziosi banchetti o di giocare dopo cena…

Sarebbe bello avere una…

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“Vietato dimenticare!”

No, non è una storia ambientata negli anni Quaranta, né sotto il Franchismo. Il Profumo delle foglie di Limone, è una storia attuale, romanzata quanto basta a renderla sopportabile, ma che ci ricorda come questa piaga non sia stata ancora del tutto sconfitta. Come ci siano ancora dei gruppi a sostegno di un ideale a dir poco agghiacciante. E per quanto il profumo delle foglie di limone del titolo ci faccia pensare a una candida storia d’amore nata in un frutteto, in realtà nasconde la puzza di marcio del male che si traveste da bene.

Through The Mirror

I viaggi in treno sono per me il momento perfetto per abbandonarmi completamente alla lettura, il cullare monotono della locomotiva, il cicaleggio di voci sconosciute nei corridoi stretti, sono il sottofondo perfetto per immergersi in un’avventura letteraria. Se poi i rumori sono troppo forti e fastidiosi, come ultimamente succede, con telefonate inopportune o liti ancora più inopportune, allora ci si può armare del caro vecchio fedele ripetitore mp3 e trovare la giusta colonna sonora*.

I treni stanno diventando sempre più veloci perciò difficilmente riesco ad iniziare e finire un libro in viaggio come un tempo, e devo ammettere che un po’ mi manca. Ma nel viaggio di andata per Venezia di un paio di primavere fa, sono riuscita a trovare un posto a sedere isolato e completare metà del romanzo che mi ero portata, finendo poi la seconda metà nel viaggio di ritorno.

Non sono mai stata sulla Costa Blanca…

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“Un Aquilone color Malinconia”

È straordinario, e spaventoso, quanto sia ancora attuale, quanto rileggendolo ci si riveda ancora e ancora in quel clima, in quell’odio, in quella fatica.
Non è un romanzo per deboli di cuore. E’ duro e onesto. A tratti crudele. E allo stesso tempo poetico, dolce. Questo romanzo va letto e riletto per la poesia, per gli argomenti e le emozioni che trasmette. Avvinghiati a una copertina e una bevanda calda consolatrice, circondati da pacchi di fazzoletti.

Through The Mirror

Lo scrittore francese Victor Hugo scriveva della malinconia che è “la gioia di sentirsi tristi”. Si potrebbe definire come il desiderio, in fondo all’anima, di qualcosa che non si ha mai avuto, ma di cui si sente dolorosamente la mancanza. 

C’è stato un Autunno in cui non sono stata molto bene, non facevo in tempo a riprendermi da un’influenza che me ne veniva un’altra.
Capita a tutti prima o poi nella vita, non è niente di preoccupante. Lo diventa però, se è l’Autunno dell’ultimo anno di liceo, nel quale tutti i professori infieriscono e ti terrorizzano ricordandoti (come se non fosse chiaro!) che quello è l’anno della maturità e non puoi fallire.
Poca pressione, insomma.

Perciò essere relegata a letto, smocciolante, poche settimane dopo l’inizio delle lezioni mi aveva messo in uno stato di agitazione. Non solo, improvvisamente la voglia di scappare dalla scuola e intraprendere finalmente il…

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I Classici: “Orgoglio & Pregiudizio”

Ma, come sempre, vi consiglio di leggere l’originale, sia per il linguaggio ottocentesco così affascinante (specialmente in inglese), sia per le ambientazioni, ma soprattutto perché Austen riesce a catturare il lettore già dalle prime pagine e ci si ritrova catapultati immediatamente in quell’atmosfera, si riesce a scorgere la bella campagna inglese senza bisogno del supporto cinematografico. Il romanzo ci permette di calarci nei panni di qualcun altro, viviamo la sua esperienza, guardiamo con i suoi occhi; alla fine torniamo in noi, chiudiamo il libro e, se si tratta di un buon libro, avremo la sensazione di essere cambiati, come se avessimo vissuto noi tutto ciò che è accaduto ai personaggi di cui abbiamo letto.

Through The Mirror

“Non puoi, per amore di una persona, mutare la sostanza dei principi e dell’integrità morale, come non puoi cercare di convincerti, o di convincere me, che l’egoismo è prudenza, e l’incoscienza del pericolo una garanzia di felicità.”[1]

Non sono mai stata grande fan delle storie d’amore, ma quando, per esigenze scolastiche, ho dovuto leggere “Orgoglio & Pregiudizio”[2], mi sono ricreduta, non tutto il genere “rosa” è da scartare. Ci sono storie che vanno ben oltre il semplice sentimentalismo, che entrano dentro, che ci trasmettono così tanto da aver voglia di rileggerle.

E così è stato per il romanzo della Austen, che ho riletto più e più volte fino quasi a poterlo recitare a memoria. Le storie d’amore solitamente sono quasi sempre afflizioni di ragazzine, tentativi di pornografia emotiva se paragonate all’antropologia sociale che la Austen sviluppa romanzo dopo romanzo.


L‘orgoglio si riferisce all’opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità a ciò che vorremmo gli altri pensino di noi.”[3]

Qualora non l’aveste…

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“In Viaggio ne «L’Età Indecente»”

No english version.

Non si era affatto rinco, anzi, mi stava semplicemente insegnando che il genitore è il mestiere più difficile del mondo! Perché anche quando tu, figlia/o, pensi di stare nel giusto, e ti rompi a starli a sentire con le loro mille preoccupazioni, loro – i genitori – hanno mille preoccupazioni lo stesso. Vivono la loro e la tua vita. Non possono farne a meno.

Almeno, i bravi genitori!

Through The Mirror

Premise: There will not be an English version of this article as the book has not only not been translated, but would be untranslatable, using a very specific language.

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Quando mio padre mi ha consigliato questo libro, per un attimo ho creduto volesse lanciarmi un messaggio, ma al di là di qualche piccola marachella e di stupidate che lui non sapeva (non credo almeno, oddio, lo spero!) sono stata un’adolescente fin troppo garbata. Non mi drogavo, non fumavo, non mi sono fatta piercing o tatuaggi segreti, ho sempre retto molto bene l’alcool -ma comunque non ho mai bevuto tanto da farmi dover ricoverare. Se dovevo vedere i ragazzi lo facevo di giorno, non sono mai sgattaiolata via di notte mettendoli in apprensione; a volte sono partita col treno e sono stata via una giornata intera, ma la notte sono sempre rientrata sana e salva!

Per carità ogni cosa che dicevano…

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“Un Sabato pomeriggio con Bonita Faye”

Avrò avuto 11 anni, ero annoiata perché avevo già finito il nuovo de “I Piccoli Brividi”[2] di cui andavo matta e mi scambiavo con la mia amica Ilaria; si avvicina mio padre e mi porge un romanzo “da grandi” <leggilo, ti piacerà>.

Se c’è una persona di cui mi fido ciecamente su tutto (in particolare sulla lettura) è mio padre, perciò mi sono presa questo libro, e senza chiedergli nemmeno di cosa parlasse, mi sono seduta a terra con la schiena appoggiata al termosifone (come continuo a fare ancora oggi…) e l’ho iniziato.

Through The Mirror

“Dopotutto uccidevo solo una volta ogni quarant’anni. Facevo in tempo a morire, prima che me ne tornasse la voglia.”[1]

Sabato pomeriggio di Ottobre, romy-and-michele-nothing-to-wear-giftempo incerto, né abbastanza caldo per giocare all’aperto, né così freddo da volersi rifugiare all’interno, quel meteo che ti fa andare in giro vestito come un cretino con gli stivali da neve e la canotta, per intenderci.

Avrò avuto 11 anni, ero annoiata perché avevo già finito il nuovo de “I Piccoli Brividi”[2] di cui andavo matta e mi scambiavo con la mia amica Ilaria; si avvicina mio padre e mi porge un romanzo “da grandi” <<Leggi questo, ti piacerà>>.

Se c’è una persona di cui mi fido ciecamente su tutto (in particolare sulla lettura) è mio padre, perciò mi sono presa questo libro, e senza chiedergli nemmeno di cosa parlasse, mi sono seduta a terra con la schiena appoggiata al termosifonelarge (come continuo…

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“E nevica ancora da togliere il fiato”

A Roma, in questi giorni di luglio, l’emergenza è il caldo e l’immondizia, altro che neve…

la verità è che quando fa freddo ci lamentiamo e quando fa caldo ci lamentiamo
non siamo mai contenti, forse dovremmo solo imparare a vivere meglio il momento

 

Through The Mirror

la-neve-se-ne-frega Graphic by: Veronica

<Adesso è tardi. Tardi per venire via. Tardi per raccontarmi altre balle. Tardi per le domande e per le risposte.>[1]

L’Inverno è una stagione strana, dura esattamente come tutte le altre ma sembra più lungo, sarà per il freddo, perché si accumulano tanti impegni, perché le giornate sono corte e si rischia di uscire di casa col buio e rientrare col buio.

Il cielo è cupo, grigio-blu, le strade sono trafficate, i parchi vuoti se non per qualche persona più sfortunata che non ha altro posto in cui andare[2].
C’è un momento però in cui tutto sparisce, tutto sembra attutito e bellissimo, quasi magico: quando nevica.

A Roma non capita spesso, e quelle rare occasioni in cui è caduta purtroppo è stato un gran guaio perché la città si è paralizzata.
Ma quando capita è uno spettacolo straordinario, un esempio di quanto…

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“Vento, Violini & Spezie”

Ancora il mio preferito…

Through The Mirror

«…le sue pagine palpitarono come le ali di una farfalla a cui viene restituita la libertà, sprigionando una nuvola di polvere dorata… ebbi la sicurezza che quel libro mi aveva atteso per anni, probabilmente prima che io nascessi.»[1]

 

fall-leaves-autumn-gif-1 Il vento ulula e si insinua sotto i porticati, alza le gonne, scompiglia i capelli, crea vortici nei prati portandosi dietro foglie gialle, rosse e marroni, spinge le nuvole, ingrossa i mari. Poi improvvisamente smette e al suo posto arriva la pioggia, lenta, annoiata, riempie gli spazi col suo odored’Autunno facendo scivolare le gocce sui vetri, sporca gli oggetti e lava via i peccati.

In quest’atmosfera, trovate labiblioteca più vicina, una di quelle vecchie con l’odore dei libri che si sente già dall’atrio, sì, non fate quella faccia, esistono ancora, poche, ma ci sono!, preparate una bella colonna sonora e lasciate che la fantasia vi trasporti…

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