“Una zia Chic e Shock”

Tutti noi vorremmo avere una zia così, magari non che ci cresca, ma che ci porti in vacanza di tanto in tanto, a teatro, in campagna, in città, che ci mostri la vita insomma, che ci conduca sulla strada che i genitori non ci permetterebbero mai di intraprendere.

Through The Mirror

Sono diversi anni che ogni estate mi avvicino a questo romanzo dalla copertina fucsia, e poi per un motivo o per un altro, passo avanti, leggo altro. Ma non quest’anno, sistemando la camera e spolverando i libri, me lo ritrovo ancora una volta tra le mani, il giorno dopo devo andare al mare, così decido di metterlo nella borsa accanto alla crema solare.

101_zia_mame Graphic by: Gioia

“Davanti a noi si era materializzata unabambola giapponese.Aveva i capelli cortissimi, con una frangetta tagliata dritta che arrivava a lambire l’arco, molto accentuato, delle sopracciglia. Il suo abito di seta terminava in un lungo strascico a ricami d’oro. Anche le pantofoline che calzava erano d’oro, e tintinnanti di gioielli. Ai polsi, invece, tintinnavano braccialetti e braccialetti di giada e d’avorio. Le unghie, sicuramente le più lunghe che avessi mai visto, erano coperte da un delicato smalto verde acqua. Alle labbra scarlatte era languidamente appoggiato…

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“Buona la Prima!”

Ad ogni modo, spulciavo l’album dello spettacolo che qualche anno fa ho portato in scena con un gruppo di folli quanto me, una rivisitazione teatrale del film burtoniano “La sposa cadavere”.

Through The Mirror

Oggi ho fatto una cosa che non si dovrebbe mai fare, ho aperto il vaso di Pandora dei ricordi.

Sarà che ultimamente penso molto al vero teatro (quello fatto per gli applausi e non per il denaro) ma ho in mente qualcosa come 30 copioni che però al momento non posso buttare giù perché sia io che gli attori siamo super impegnati in altro. E soprattutto perché PRIMA devo scrivere i 5 copioni per le mie bellissime classi elementari, che mi porterà via moooooooooooolto tempo ed energie.
Perché scrivere per i bambini dà molta soddisfazione, ma come potrete facilmente immaginare, è molto più complesso che scrivere per una compagnia di adulti.

Ad ogni modo, spulciavo l’album dello spettacolo che qualche anno fa ho portato in scena con un gruppo di folli quanto me, una rivisitazione teatrale del film burtoniano “La sposa cadavere”.

Era un progetto ambizioso ma divertentissimo, abbiamo creato…

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“Il bello della diretta!”

Ora, per capire la gravità del tutto bisogna fare chiarezza sul contesto. LA CHIAVE perduta era tipo FONDAMENTALE per andare avanti nel giallo. Senza la chiave non sarebbe potuta entrare l’antagonista. Senza la chiave non potevamo far andare avanti la scena, ma soprattutto senza la chiave NON POTEVAMO SVELARE IL COLPEVOLE.

Through The Mirror

Non so se avete presente la mole di lavoro che c’è dietro alla preparazione di uno spettacolo teatrale; quante ore si spendono dalla stesura del copione, alle prove, ai laboratori, e poi se c’è danza e canto e dizione, ancora di più.

Si fa di tutto per prevedere l’imprevedibile, prove su prove, laboratori appositi, piani A,B, e C, – una volta durante una prova generale invece di dire

<<Forse nessun UOMO vi ha mai chiesto di essere la MADRE dei suoi figli>> dissi <<Forse nessun UOVO vi ha mai chiesto di essere la MOGLIE dei suoi figli>>

, generando una grossa risata… per fortuna inter-nos, ma nel dubbio che la potessi ridire “in diretta” imparai a prendere una bella pausa prima di quella battuta!; ma per quanto si possa provare e riprovare, tentare di piazzare piani alternativi e battute di emergenza, l’emozione è sempre in agguato, e NIENTE…

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I Classici: “Dieci Piccoli Indiani”

Curiosità: Agatha Christie (1890 – 1976) pubblicò Ten little niggers in America e in Inghilterra a puntate nel 1939. Il titolo originale però fu considerato offensivo nei confronti della comunità nera, per cui il titolo fu cambiato in And then there were none. Successivamente, alcune case editrici hanno usato anche il titolo Ten little indians. In Italia, il romanzo fu pubblicato da Mondadori solo nel 1946, con il titolo “…E poi non rimase nessuno“, successivamente trasformato in “Dieci piccoli indiani“. Nei paesi anglosassoni, al titolo originale Ten little niggers, è ormai preferito And then there were none. Curiosamente però, non cambiarono la filastrocca che rimase con la parola “negretti” al suo interno.

Through The Mirror

Dieci poveri negretti 
Se ne andarono a mangiar: 
uno fece indigestione, 
solo nove ne restar.[1]

Qualcuno ne sono sicura storcerà il naso perché ho messo un giallo[2] fra i grandi classici della letteratura! Ma è ora che i puristi aprano gli occhi e si rendano conto che se è il genere più letto al mondo ci sarà un motivo, e che se non ritengono i contemporanei all’altezza devono ammettere che questo piccolo capolavoro della Christie non solo non ha nulla da invidiare agli odierni thriller e gialli, anzi semmai dovrebbe essere preso da esempio perché nella sua semplicità e continua suspense è veramente un libro ipnotico e splendido, ma è di fatto un classico vista la vastità di rifacimenti, riproposizioni, riedizioni e citazioni!

Nove poveri negretti 
Fino a notte alta vegliar: 
uno cadde addormentato, 
otto soli ne restar. [3]

 

Dieci piccoli indiani[4]a mio parere…

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“Perchè?”

Oggi mi sono svegliata con una vena polemica, sarà che fuori piove, è grigio, è sabato ma sembra un eterno lunedì, o un’eterna domenica. Ho perso la cognizione del tempo. Dello spazio. Di me. Un po’ di normalità è tornata, che poi, parliamoci chiaro, ma chi la vuole la normalità. Io no di certo. Io … Continua a leggere “Perchè?”

“No ma di Lavoro….”

purtroppo, sempre attuale…

Through The Mirror

franco-in-suit

– Che lavoro fai?

– Scrivo…

– No. Intendo proprio di mestiere, concretamente, come ti guadagni da vivere?

– Attraverso un’attenta analisi psicosociale associata a ricerche scientifiche, cerco di studiare le emozioni, i linguaggi e i comportamenti degli umani e di riportarli in una forma di fantasia con la quale creo una sorta di intrattenimento per un certo numero di persone, grazie anche al supporto di diversi media.

– Wow! Molto affascinante, se volessi spiegarlo a qualcuno in parole semplici?

– SCRIVO!!!

4 (1)Drammaturgo non è una parolaccia.

Viene dal greco tardo dramatūrgós, significa compositore di drâma ‘dramma’ e del tema di érgon ‘opera, lavoro’ .
Non suona bene, forse, ma è un mestiere nobile. E duro! Ed esiste da davvero molto, molto, molto tempo.

Non ho scelto di diventarlo, ci sono nata. Fin dalla culla immaginavo storie e appena mi hanno insegnato come fare ho sentito l’esigenza di metterle nero su bianco.
Ma non mi bastava…

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“Vivendo si impara”

Through The Mirror

ban-gif-life-goes-on-live-favim-com-906053Dalla scuola ho imparato che quello che impari davvero non sono le tabelline o le date importanti ma è come stare con persone che non conosci e di cui ti importa veramente poco (o troppo);
Dalle favole ho imparato che i cattivi esistono ma si possono boicottare;
Dalla pallavolo ho imparato che l’individuo è forte ma è il gruppo che fa la differenza, che non importa madre natura come ti ha fatto ma la grinta che sai tirare fuori, la determinazione, la forza, la tenacia! ;
Dal teatro ho imparato che i veri attori sono tutti sotto il palco, le migliori maschere ce le mettiamo ogni giorno. Che se credi in qualcosa puoi farlo avverare. ;
Dalla lettura ho imparato che se ne sai più degli altri sarai sempre un gradino sopra, e eviterai i qualunquismi;
Dalla scrittura ho imparato che se sai pensare ed esprimerti non sarai…

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I Classici: “Le Opere di W. Shakespeare”

Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni. (Amleto)   E niente, sei tornato. Come ogni anno. Non ci si può fare molto... Che poi non è nemmeno colpa tua, non hai scelto tu di essere proposto come l'inizio della … Continua a leggere I Classici: “Le Opere di W. Shakespeare”